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Sanità - Asl
Trent’anni di legge 180: l’assistenza psichiatrica si rinnova a Viterbo
Viterbo - 31 dicembre 2008 - ore 13,30

- Superare l’esclusione e garantire il diritto alla salute dei cittadini con disagio mentale. È questo il messaggio portato dagli operatori del Servizio psichiatrico diagnosi e cura (Spdc) di Viterbo in occasione dell’iniziativa “Aperta-Mente”, svoltasi il 13 dicembre presso la sala riunioni dell’ospedale Belcolle, in coordinamento con gli altri Servizi psichiatrici della Regione.

La mattinata è stata riservata agli studenti, cui è stata illustrata, anche mediante la proiezione di filmati e la distribuzione di materiale informativo, la mission del servizio. Nel pomeriggio, gli psichiatri si sono messi a disposizione dei familiari degli utenti per rispondere alle loro domande e fornire informazioni sul disagio psichico e sulle possibilità di cura.

L’assistenza psichiatrica ospedaliera viterbese sta vivendo un momento di trasformazione e rinnovamento, a partire dal trasferimento, avvenuto nel 2006, del servizio all’interno dell’ospedale di Belcolle, dopo la chiusura dell’Ospedale grande degli Infermi. Questo spostamento va ascritto all’azione congiunta del direttore generale della Ausl, Giuseppe Aloisio, e della Consulta per la salute mentale, che rappresenta l’impegno degli utenti, delle loro famiglie e della società civile schierata in difesa dei diritti dei cittadini.

La collocazione del nuovo reparto all’interno dell’ospedale generale consente l’accesso dei pazienti a tutte le prestazioni sanitarie, facendo recuperare loro pienamente il diritto alla salute, garantito dall’articolo 32 della Costituzione.

Le linee generali della nuova organizzazione del servizio psichiatrico, tracciate dall’attuale direttore Alberto Trisolini, vanno tutte nella direzione del superamento definitivo del rischio di “neo-manicomialità”, sempre presente in psichiatria, quando non vi sia una costante spinta all’integrazione con il territorio e all’apertura verso l’esterno.

I passi compiuti in questa direzione, con tenacia e passione, possono essere così riassunti: proiezione sul territorio, riduzione delle contenzioni fisiche, apertura del reparto alla società civile.

La proiezione sul territorio consiste nella suddivisione degli operatori (medici e infermieri) in équipe collegate ai differenti Centri di salute mentale: Montefiascone, Tarquinia, Viterbo, Vetralla e Civita Castellana. L’obiettivo della proiezione sul territorio è quello di restituire continuità al percorso terapeutico dei pazienti, per evitare che il ricovero agisca come una “frattura esistenziale”. Una presa in carico globale e congiunta, coordinata con le strutture territoriali, è in grado di restituire unità all’esperienza frammentata vissuta dai pazienti in crisi.

Il secondo passo è la riduzione delle contenzioni fisiche (“legare” i pazienti): è stata promossa nel personale medico e infermieristico la cultura della non contenzione, attraverso un monitoraggio continuo e un’attenzione a questa pratica. Il servizio psichiatrico di Viterbo ha contribuito, in coordinamento con gli altri servizi regionali, alla stesura di linee guida per la prevenzione di questi episodi, che turbano profondamente tanto gli operatori quanto gli utenti e le loro famiglie.

Il servizio si è, inoltre, aperto alla società civile: le associazioni di volontariato sono state invitate a portare il loro contributo alle attività del reparto, così come i familiari, per i quali è stato istituito un servizio di ascolto.

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