Riceviamo e pubblichiamo - Gentile direttore,
ti scrivo una piccola correzione in relazione all'editoriale di Sassi.
Non voglio certo difendere il taglio, permettetemi, sconsiderato agli investimenti del Governo per le ristrutturazioni private a favore dell'ambiente. Ma a onor del vero, nel commento comunque interessante di Sassi sono presenti delle imprecisioni che mi pare doveroso correggere.
Il taglio, e dunque la cancellazione degli sgravi fiscali, ha a che fare con tutto ciò che ha menzionato il giornalista, compresi i pannelli solari (per intenderci quelli dediti alla produzione di acqua calda), non però con i pannelli fotovoltaici (dediti alla produzione di energia elettrica), ciò perché questi ultimi non erano compresi nemmeno precedentemente nel calderone degli sgravi fiscali.
Il meccanismo di incentivazione dei pannelli fotovoltaici, regolato e finanziato dall'Unione europea (per questo fortunatamente escluso dalla manovra), è piuttosto complesso, ma molto efficace: l'incentivo non avviene nel momento dell'acquisto, come nel sistema degli sgravi, ma nella produzione, nello specifico di energia elettrica.
In pratica chi decide di installare pannelli fotovoltaici rende la sua spesa in un investimento produttivo, trasformando il suo tetto in una piccola centrale elettrica verde. Qui sottolineo la seconda imprecisione di Sassi, nessun kilowatt prodotto viene consumato dall'abitazione stessa, ma tutta la produzione viene venduta all'Enel che, qui entra in gioco l'incentivo, compra questa energia ad un prezzo molto vantaggioso per il possessore dei pannelli (quasi quattro volte il prezzo con cui normalmente la compriamo tutti, anche colui che possiede i pannelli fotovoltaici, con la bolletta).
Ovviamente la mia descrizione del "Conto Energia" (così si chiama in Italia questo incentivo) è piuttosto sintetica, in realtà esistono decine di specifiche particolari, ma non credo sia questo il luogo per discuterne.
Il meccanismo rende l'investimento molto più conveniente, appunto quasi quattro volte, rispetto a quello citato erroneamente da Sassi.
Stefano Fiaschi
