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Viterbo - Arcionello - Intervista ad Antonello Ricci, che "appende le scarpette al chiodo" e dice la sua sull'approvazione della legge regionale
"Il parco c'è e indietro non si torna"
di Ernie Souchack
Viterbo - 6 dicembre 2008 - ore 18,15

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Antonello Ricci "appende le scarpette al chiodo"
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“Sono solo, in mezzo alla campagna: in una solitudine reale, scelta come un bene. Qui non ho niente da perdere (e perciò posso dire tutto), ma non ho neanche niente da guadagnare (e perciò posso dire tutto a maggior ragione)”.

Antonello Ricci, il leader del comitato Salviamo l'Arcionello, così si descrive tra il serio e il faceto citando PierPaolo Pasolini.

Le polemiche di questi giorni sembrano amareggiarlo, soprattutto perché si vuole oscurare, in qualche modo, la vera vittoria in atto: il parco dell'Arcionello ormai esiste. E nessuno può tornare indietro. Nessuno.

E Ricci questa volta esce dai panni del leader di un movimento e, come dice lui, “appende le scarpe al chiodo” e parla da semplice cittadino.

“Il mio mandato morale lo considero concluso. Ora parlo io, come cittadino – spiega -. Voglio fare delle riflessioni molto distaccate. Che vadano al di là del teatrino della politica che non mi interessa”.

Ricci non risparmia nessuno e allo stesso tempo dice la sua fino in fondo. Senza remore ideologiche e di opportunità. E non vuole smettere neppure gli abiti dello scrittore.

“C'è chi mi vuole rinchiudere nel recinto della poesia, come se questa fosse qualcosa di distante dalla realtà. E invece, proprio in questo momento, voglio ricordare che proprio attraverso la poesia abbiamo letto molto meglio la realtà. Quella dell'Arcionello è anche una vittoria della poesia, dell'intelligenza”.

Ma cosa pensa delle dichiarazioni di Meroi e Marini?

“Lo dico con il massimo rispetto, e perché no amicizia, ma mi sento basito nel leggere certe dichiarazioni. Avevo privatamente e cordialmente scongiurato Meroi e Marini di non farle. Non solo, non appena eletto, incontrai Marini e gli spiegai che il Comune si doveva muovere. Ora non possono far finta di non aver saputo che sei mesi fa la commissione regionale ambiente ha reinserito tutto Pian di Cecciole nella perimetrazione del parco, a seguito delle osservazione presentate da Legambiente. Tutte cose fatte alla luce del sole. Le giunte di centrodestra hanno grandi responsabilità nei ritardi del comune.

Mi domando: perché la giunta Gabbianelli non ha dato seguito agli impegni presi e approdati in consiglio nell'ottobre del 2006? Non basta la spiegazione che il Comune non è andato avanti perché c'era chi remava contro, come afferma Gabbianelli.

Una volontà politica forte avrebbe permesso di chiudere la vicenda.

Per essere chiaro fino in fondo: Pian di Cecciole allora era fuori dalla perimetrazione. E questo anche grazie al fatto che si era aperto un dialogo tra movimento, amministrazione e politici in generale. Per dare forza a quel dialogo ci ho messo la mia faccia. C'è stato chi della mia parte non ha gradito quell'apertura di credito. Lo stesso sindaco Marini e lo stesso Meroi mi hanno interpellato per quanto riguarda l'Arcionello e gli avevo detto di muoversi subito. Non l'hanno fatto e si sono ridotti a muoversi all'ultimo minuto con le conseguenze del caso”.

Ma come valuta la decisione della Regione? Il fatto di aver messo Pian di Cecciole nella perimetrazione nullifica la realtà del parco?

“Certo che no. La legge regionale è un grande risultato. Una legge che istituisce un parco di 400 ettari. E' stata messa la prima pietra giuridica per realizzare il parco e indietro non si può tornare. Io questo risultato lo rivendico.

Più controversa la questione Pian di Cecciole.
E voglio dirla tutta fino in fondo. Da questa vicenda escono limpidamente gli imprenditori privati, come Soggiu, che hanno dialogato, che hanno rivisto e limitato il piano integrato. Mi sembra che abbiano svolto correttamente il loro ruolo di imprenditori privati. Alla fine si era raggiunta una mediazione che io valutavo positivamente.

Io ero contro la cementificazione di Pian di Cecciole, ma mi rendevo conto che la città è una cosa più complessa da gestire. Rispetto a quello che io pensavo.

Per questo ci ho messo la faccia, per questo abbiamo “trattato”. La nostra è stata sempre una battaglia civica, non di schieramento politico. E credo che proprio per questo ha avuto il suo effetto.

Aggiungo che oggi mi sento più povero per quanto riguarda il parco, perché oggi non abbiamo più gli oneri concessori da usare per per realizzarlo. E poi si sarebbero evitati possibili contenziosi. Insomma era molto meglio avere Soggiu dentro questo processo che fuori e contro. Qualche preoccupazione c'è ma può essere superata con il dialogo e senza tentativi di strumentalizzazione politica”.

Quindi ha ragione Marini quando presenta il conto a Gigli e Parroncini?

“No, il comune lo deve presentare a se stesso il conto. Alle amministrazioni di centrodestra, Gabbianelli e Marini, che non hanno portato termine il processo di cui noi eravamo in qualche modo mallevadori.

Marini e Meroi, poi, non possono ridurre tutto a una questione di raccomandate. Quando c'era tutto il tempo per agire.

Si sapeva che c'era Pian di Cecciole. La responsabilità di questa guerra di religione è del comune che si è mosso tardi. E dire che erano stati avvertiti”.

Marini dice che con l'inserimento di Pian di Cecciole il parco non c'è più?

“Usare questa questione per dire che il parco non c'è più, mi sembra infantile. Tanto più che la situazione si poteva evitare”.

Ma allora la “colpa” è di Parroncini e Gigli che hanno usato Pian di Cecciole come cavallo di Troia...

“Io per Pian di Cecciole ho delle preoccupazione. Ma esprimo un plauso nei confronti di Parroncini e Gigli. Parroncini poi c'è stato da sempre. Ha lavorato fin dall'inizio per la realizzazione del parco”.

E Gigli?

“Gigli ha sviluppato tutti i punti della nostra proposta e li ha trasformati in legge. E oggi la realtà è che all'Arcionello non si costruirà più. Ed è stato messo il primo mattone giuridico del parco. Ora c'è uno strumento giuridico da cui non si può derogare. Oggi in quell'area per 400 ettari non si costruirà più. Fino a ieri non era così. Il parco rischiava di essere smangiato qua e là mentre si temporeggiava. Tanto che almeno due cantieri sono stati bloccati grazie alle nostre segnalazioni”.

Ma Meroi dice che non ci sono fondi per il parco e che sarà solo un'area perimetrata e selvaggia.

“E' una emerita corbelleria. E poi l'idea di verde che ha la destra è diversa dalla mia. Lì il parco si farà. Con pochissimo si potrà fare tantissimo. Bisognerà solo volerlo. Certo che se si trasforma l'Arcionello in battaglia politica ci saranno problemi. Stevenson diceva per una casa ideale ci vorrebbe un vecchio giardino un tempo oggetto di cure doviziose e poi abbandonato. Questo è l'Arcionello.

Va pure detto che il programma integrato investe un'area centrale rispetto alla città, ma minoritaria rispetto alla superficie totale del parco. 20 ettari su 400 ettari. Non mi sembra comunque la questione centrale”.

Ma lei sta con Gigli o Marini?

“Non sono nelle posizioni né di Gigli né di Marini. Ci mancherebbe. Dico solo, ormai da privato cittadino, che ora più che mai bisogna avere una unità di intenti.

Il Comune si assuma le sue responsabilità, visti i ritardi. Deve dialogare, dire che non si farà il parco vuol dire delegittimare gli altri. E questo non va fatto.

Il parco si farà comunque a questo punto. E' gravissimo che Meroi e Marini se ne escano con quelle parole. Ma non posso neppure fare finta che Pian di Cecciole non sia una spina nel fianco del parco. Ma se ne può uscire.

Il Comune, se lo ritiene opportuno, chieda lo stralcio di Pian di Cecciole, ma non può sostenere che con Pian di Cecciole il parco non c'è. Serve un salto di qualità della classe politica. La città non può pagare gli errori della classe politica. Non si può ridurre una battaglia civica di cinque anni a una diatriba tra destra e sinistra. Spacciando poi una vittoria per una sconfitta”.

Come valuta infine questa vicenda?

“Rivendico una volta tanto la vittoria della città. Della città che non ha le mani in pasta. Incasso come cittadino un parco di 400 ettari, lì dove sarebbe andato solo cemento. Il mio risultato l'ho portato a casa”.

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