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Ugo Sposetti
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- “La politica è riuscita a creare le condizioni per un grande cambiamento di Viterbo e della Tuscia. Ora però ci vuole uno scatto di orgoglio della borghesia illuminata della città per fare in modo che si realizzi correttamente un’opera epocale come l’aeroporto”.
Ugo Sposetti lancia un appello per non lasciare che Viterbo manchi la grande occasione che è data dalla costruzione del secondo aeroporto del Lazio.
“Viterbo - afferma Sposetti - ha avuto il suo primo volano economico nel dopoguerra con le caserme. Poi c’è stata la creazione dell’Università. E va ricordato che allora, come ora, ci fu da parte della politica una grande unità di intenti. Ricordo che ero presidente della Provincia e ci fu una grande e fattiva collaborazione con Rosati che era sindaco. Oggi tocchiamo con mano una realizzazione della politica che può rappresentare una svolta per la città.
Per le caserme sono stati creati una serie di semplici servizi per chi veniva a fare il militare in città. Per l’università, la situazione è più complessa. La città non è riuscita a dare servizi di qualità per gli studenti, per i docenti. E su questo va fatta una riflessione, dopo trenta anni. Ora con l’aeroporto non possiamo fallire”.
Si arriva all’appello vero e proprio.
“Il processo che porterà all’aeroporto sarà di grande complessità. Soprattutto se si vuole che la realizzazione, che è di portata epocale, rispetti le caratteristiche storiche ed ambientali di una città come Viterbo.
La politica, spesso in silenzio, ha fatto la sua parte. Ora per governare questo complesso processo, faccio un vero e proprio appello alla borghesia della città. Agli imprenditori più dinamici, ai professionisti, agli artigiani, agli intellettuali. A tutti coloro che rappresentano il meglio della cultura del lavoro della città affinché insieme si possa governare quello che sarà la tumultuosa realizzazione dell’aeroporto. Non si può lasciare questo processo solo alla politica.
Chi ama Viterbo, la borghesia che ama Viterbo faccia la sua parte. Ciascuno ci metta la sua faccia. Il rischio è che se questo processo non viene governato adeguatamente, seppellisca la città. Per questo la borghesia della città deve diventare classe dirigente”.