- E’ positivo il tasso di crescita dell’artigianato alimentare: negli ultimi due anni, si è registrato un saldo attivo di 28 imprese.
“Un dato importante, perché in un territorio ad elevata vocazione agricola e con un patrimonio di eccellenze alimentari, questo settore ha sicuramente spazi di sviluppo interessanti e va incentivato”, come ha detto Adalberto Meschini, segretario della Cna, aprendo, ieri pomeriggio, presso la sala conferenze della Camera di Commercio di Viterbo, il convegno promosso da Cna Alimentare (tema: “Sicurezza alimentare. Rintracciabilità e autocontrollo per la qualità dei prodotti”).
Un convegno voluto sia per analizzare i cambiamenti verificatisi a dieci anni dall’introduzione dell’autocontrollo igienico per l’individuazione dei punti critici nelle fasi di produzione degli alimenti, con una attenzione particolare alla normativa comunitaria e alla recente direttiva sulle sanzioni, sia per ragionare sugli scenari che si sono aperti e sugli strumenti a sostegno, appunto, di un sistema produttivo tra i più vivaci.
Con Meschini, attorno al tavolo, Giovan Battista Chiodetti, presidente provinciale di Cna Alimentare, Ferindo Palombella, presidente della Camera di Commercio, Domenico Spera, direttore del dipartimento di Prevenzione e della Uoc servizio di igiene, Sanità pubblica e Alimenti della Asl di Viterbo, con Patrizia Bellucci, tecnico della prevenzione, Stefano Grego, prorettore dell’Università degli Studi della Tuscia, e Mario Proietti, presidente dell’Associazione provinciale Panificatori e Pasticceri.
Tutti d’accordo su un punto: nell’ultimo decennio, per effetto dell’evoluzione sul piano legislativo, le aziende alimentari hanno vissuto un grande cambiamento, definito da Spera “epocale”.
“Attraverso la formazione obbligatoria e l’applicazione dell’autocontrollo, gli addetti del settore hanno maturato la piena consapevolezza del loro ruolo e delle loro responsabilità nel ciclo produttivo. E oggi la sicurezza alimentare è considerata non più un adempimento o un costo, bensì un elemento fondamentale della competitività aziendale”, come ha sintetizzato con efficacia Chiodetti, che ha evidenziato il contributo dato dal sistema Cna a questa crescita professionale e culturale: “Grazie ai corsi attivati, per i quali c’è uno stretto rapporto di collaborazione con la Asl, abbiamo formato quasi 7.000 addetti”.
“Dal controllo del prodotto al governo del processo, dal controllo della prevenzione alla garanzia della filiera, dalla comunicazione commerciale all’informazione al consumatore”: questi i pilastri dell’attuale sistema della sicurezza indicati da Spera.
Il direttore del Dipartimento di Prevenzione della Asl ha insistito su un aspetto: “La sicurezza è una componente integrante e imprescindibile della qualità”. Concetto, questo, che sta a cuore anche a Palombella, il quale ha ricordato la ricchezza del patrimonio alimentare della Tuscia Viterbese: sette Doc e tre Igt per i vini, due Dop per l’olio extravergine d’oliva, le Dop per la castagna di Vallerano e per la nocciola romana in dirittura d’arrivo.
“L’Ente camerale, che peraltro è autorità di controllo per le Dop dell’olio, lavora per lo sviluppo della qualità come risorsa - ha proseguito il presidente -, con una serie di azioni coordinate, che spaziano dai corsi per assaggiatori di olio e di formaggi alla valorizzazione delle tipicità con il marchio collettivo”.
“La tipicità -ha concordato Proietti- è da esaltare, perché il prodotto tipico è espressione della storia e della cultura della nostra terra. E poi, quando lo lavoriamo, ci mettiamo il cuore”.
Per affrontare le prossime tappe del percorso, le imprese non possono fare a meno del raccordo con il mondo universitario. “Un punto di contatto importante tra imprenditoria e ricerca è sicuramente il Parco scientifico e tecnologico dell’Alto Lazio”, ha affermato Grego.
Il pro rettore ha colto l’occasione per presentare una nuova iniziativa che vede in prima fila l’Università degli Studi della Tuscia: il consorzio Rifosal (Ricerca e formazione sulla sicurezza alimentare).
Insomma, ci sono le condizioni per ripensare e aggiornare l’offerta formativa per l’impresa che si innova e produce qualità.
L’importante è che gli operatori del settore alimentare e le loro associazioni, le autorità competenti, l’Università e i consumatori di credano davvero e facciano sistema.