Riceviamo e pubblichiamo - Ieri, alla presenza delle autorità politiche del Comune e della Provincia, si è tenuta presso il penitenziario della nostra città la rappresentazione teatrale dal titolo “La bella galliana”, scritta e diretta da Pierisa della Rupe.
Il testo si ispira ad una leggenda viterbese del 1.200 ed è stato interpretato dai detenuti reclusi nel reparto “precauzionale” del carcere di Viterbo.
L’opera si sviluppa tra intrighi e magie, tra verità e fantasia, tra emozioni e sentimenti, ma al di là della storia che racconta, ha voluto portare al centro della scena i veri protagonisti della serata: i detenuti.
Con questi spettacoli la direzione del carcere e l’area trattamentale vogliono creare un clima di vitalità tra le strette mura del penitenziario, per consentire alle persone recluse nuove occasioni di crescita culturale per un futuro reinserimento.
I detenuti hanno risposto dando grande prova di impegno e maturità, a conferma che le aspettative di chi ha il coraggio di investire su di loro non vanno deluse .
Questo coraggio lo dimostra costantemente il Gavac (Gruppo assistenti volontari animatori carcerari e del quale la regista fa parte) che da oltre 30 anni porta avanti attività e progetti di risocializzazione di concerto con il direttore dell’istituto e con tutta l’area trattamentale.
Per la preparazione dello spettacolo (che ha richiesto quasi cinque mesi di intenso lavoro), oltre alla regia dell’autrice, vanno annotate le preziose collaborazioni dell’attore Franco Pierini, delle educatrici Rosa Roselli e Carmen Nunes, dell’Accademia delle Belle Arti per i costumi e le scene, di Arturo De Rossi per le luci e di Goffredo Ragonesi per i suoni.
Non va dimenticata tra l’altro la disponibilità con la quale la polizia penitenziaria ha consentito lo svolgimento delle prove nel teatro, con grande discrezione ma garantendo al tempo stesso la necessaria sicurezza.
Alla rappresentazione hanno assistito oltre 150 persone, che hanno testimoniato come sempre l’interesse e la sensibiltà della città di Viterbo alle “fragilità” del nostro contesto sociale.
Gruppo assistenti volontari animatori carcerari