Viterbo - Acquapendente - Intervengono: Battistoni, D'Arpini, Di Sorte
Crocifisso sì, Crocifisso no
3 febbraio 2008 - ore 2,00
Riceviamo e pubblichiamo - Quando ad essere messi in discussione sono i valori e le tradizioni secolari di una società, credo che ognuno di noi, politico o comune cittadino che sia, abbia titolo ad intervenire per esprimere la propria opinione.
Prima di stigmatizzare la mia “intrusione” nel dibattito scaturito all’interno del consiglio comunale di Acquapendente dietro la richiesta di reintrodurre nella sala consiliare il crocefisso, avanzata dagli amministratori di Forza Italia, forse il sindaco e la sua maggioranza avrebbero fatto bene a riflettere proprio su questo.
Sicuramente ci avrebbe guadagnato quel tributo di responsabilità che il ruolo di amministratore pubblico deve alla collettività, ed evitare così di liquidare come una strumentalizzazione politica, quella che in realtà è una problematica particolarmente sentita dalla gente, che nel crocifisso riscopre un frammento particolarmente caro alla propria cultura e ai propri valori.
La verità è che negli ultimi tempi si assiste sempre più spesso a incomprensibili attacchi verso tutto ciò che caratterizza, contraddistinguendola dalle altre, una determinata società.
Per la posizione assunta sulla questione del crocefisso, il sindaco e la sua maggioranza dovranno rispondere non tanto ai consiglieri di Forza Italia, quanto a quella ampia parte della società che conserva nel cattolicesimo e nei propri simboli un pezzo della propria storia oltre che le radici della propria cultura.
Ancora una volta l’ amministrazione di sinistra che governa Acquapendente, colta nel vivo, ha gettato la maschera e ha rivelato quella che è la sua vera natura (comunista e anticlericale), meditate gente meditate.
Al sindaco Bambini mi permetto di far notare che nonostante i molti danni prodotti dal governo di centro sinistra, la libertà di pensiero è rimasta, quindi, caro Bambini, non ti piccare se al giorno d’oggi trovi ancora chi è disposto a scendere in campo per difendere quei valori cattolici che costituiscono le fondamenta della nostra società e sono punto di riferimento per la stragrande maggioranza della popolazione ( al di là di destra e sinistra).
Ancora un grazie ai consiglieri di F.I. di Acquapendente per l’impegno, la coerenza e il coraggio dimostrato.
Francesco Battistoni
In consiglio va messa l'immagine del presidente
Intervengo anche per accertarmi sulla verità dei fatti in merito alla querelle sul crocifisso di Acquapendente (attaccarlo o non attaccarlo nell'aula consiliare?).
E' proprio vero che c'è una lotta in corso per attaccare Cristo in croce al Comune di Acquapendente? Se fosse confermato il fatto meriterebbe l'attenzione del Gabibbo o delle Iene, anzi meglio ancora dovrebbe andare a Ferrara, sì da ricavarne uno "spam-glamour" altamente culturale e significativo dei costumi correnti.
Ma prima di procedere vorrei fare una domanda al sindaco Bambini di Acquapendente: "è stato affisso nell'aula consiliare il ritratto del capo dello Stato, il presidente Napolitano?"
In caso di risposta affermativa non ho nulla da obiettare al rifiuto sindacale di affiggere il crocifisso nell'aula.
Un crocifisso -dice il sindaco- che non ha trovato al suo arrivo in Comune.
Infatti negli enti amministrativi non è necessario esibire emblemi religiosi, ed il sindaco lo sa bene, ma è necessario che vi sia rappresentato lo Stato Italiano, attraverso l'immagine del presidente, garante delle pari libertà espressive.
Infatti se si va in Chiesa od in Sacrestia si trova il crocifisso ma se si va al Comune o dai Carabinieri si dovrebbe trovare il ritratto presidenziale.
Invito quindi quei solerti consiglieri di Acquapendente, evidentemente persone sensibili e religiose ma forse malconsigliate, ad accertarsi che i simboli giusti siano al posto giusto, pare che il Messia stesso disse "...a Cesare quel che è di Cesare ed a Dio quel che è di Dio..".
Giusto e corretto, armonizzando le vie del cielo e della terra tutto ritorna al suo posto.
Per l'Associazione Libero Pensiero
Paolo D'Arpini
I Giovani Italiani del Partito Popolare Europeo
“I Giovani Italiani del Partito Popolare Europeo sostengono le posizioni del gruppo di opposizione del Comune di Acquapendente (provincia di Viterbo), in merito alla richiesta di reintroduzione del crocefisso nell’aula consiliare”. Dichiara Andrea Di Sorte, vicesegretario nazionale delegato agli enti locali del Gippe (Giovani italiani del partito popolare europeo).
“Le dichiarazioni di alcuni eletti della maggioranza di centrosinistra del Comune di Acquapendente fomentano solo polemiche sterili e demagogiche prosegue Andrea Di Sorte -.
Nell’ultimo consiglio comunale essi hanno fatto riferimento ‘all’inquisizione spagnola’, alla doverosa ‘tutela delle altre religioni presenti nel nostro paese’, alle ‘incomprensibili ingerenze del vescovo’ nelle istituzioni pubbliche.
Ma non ricordano che la sentenza del Consiglio di Stato n. 556\2006, ha definito la Croce una espressione di tutti i valori di tolleranza, rispetto, valorizzazione della persona ed affermazione dei suoi diritti, di solidarietà, e tutti i principi che delineano la laicità nell’attuale ordinamento dello Stato anche ai sensi degli articoli 7 e 8 della nostra Costituzione”.
“La presenza del crocefisso in un’aula consiliare è segno di rispetto per quelle che sono le nostre tradizioni cristiane e per il loro apporto culturale alle istituzioni italiane, europee e mondiali. Per questo noi Giovani Italiani del Partito Popolare Europeo sosteniamo tutti i gruppi consiliari che in Italia ed in Europa si stanno impegnando per mantenere nelle proprie aule istituzionali il simbolo della nostra religione, della nostra storia e delle nostre radici”. Afferma il vicesegretario nazionale del Gippe Andrea Di Sorte, che conclude: “Il rispetto e la tutela per le altre confessioni religiose è un principio sancito dall’articolo 8 della nostra Costituzione, e non si esplica negando l’affissione del crocefisso che da più di 2000 anni è il nostro simbolo ideologico ed emblema del rispetto di tutti coloro che sono accolti nelle nostre realtà civili e democratiche: l’Italia non è la Cina Comunista dove essere di un’altra fede religiosa significa essere perseguiti”.
“Benedetto Croce diceva: ‘nessun italiano può dire di non essere cristiano proprio perché la cultura Cristiana pervade la nostra nazione e la cultura italiana in maniera indipendente dal credo religioso’. Prendiamo atto ed impariamo da chi nel corso della storia, la storia l’ha scritta”.