Riceviamo e pubblichiamo - In quello che fu il giardino di quella che fu la bella sede del Pci in viale Bruno Buozzi (attualmente sede della Cia), in mezzo a sterpaglie, nel più totale abbandono, si può scoprire una scultura in peperino raffigurante Enrico Barlinguer.
L'impressione che se ne prova non è solo di grave malinconia per la caducità del destino degli uomini anche quando hanno avuto un ruolo personale di rilievo nella storia, ma, in questo caso, di indignazione civile.
Trattare l'immagine di Berlinguer poco meno che alla stregua dei mascheroni mussoliniani o staliniani è profondamente ingiusto, umanamante e storicamente.
Chi scrive questa nota non ha mai militato nel Pci ( aderì al Pds dopo la storica svolta della Bolognina), ma, pur non condividendo interamente tutte le scelte politiche di Berlinguer in quanto segretario del PCI, ne apprezzò la personalità politica, le qualità umane, il rigore morale e in particolare la sua coraggiosa e anticipatrice definizione e affermazione della questione morale come questione centrale della politica nazionale.
E' oggi sotto gli occhi di tutti quanto Berlinguer avesse ragione e quanto vi fosse di profetico nelle sue previsioni. Ricordiamo anche quanto poco fu creduto e come il suo messaggio rimase inascolato dalle forze politiche e dalla stragrande maggioranza dei ceti dirigenti.
L'appello perché si ponga rimedio nella nostra città a questa incivile testimonianza di sprezzo per la memoria storica e direi persino di grossolana ingratitudine è rivolto a tutti i democratici e in particolare, con una nota di fraterna indignazione, a tutti coloro che sono stati comunisti (in primo luogo i dirigenti del partito).
Teresa Blasi