- “La Bohème” pronta ad ammaliare gli spettatori del Tuscia Operafestival.
L’opera lirica in quattro atti di Giacomo Puccini, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, tratta dal romanzo "Scènes de la vie de Bohème" di Henri Murger, sarà eseguita in forma di concerto dall’Orchestra di Roma e del Lazio domani martedì 15 luglio alle 21 nel consueto scenario di piazza san Lorenzo, a Viterbo.
In replica, giovedì 17 luglio alla stessa ora.
Maestro concertatore e direttore sarà Stefano Vignati.
In scena, un cast all’altezza dell’opera che dal 1896 a oggi è, in tutto il mondo, la più rappresentata dell'intero repertorio melodrammatico: Ilaria De Francesco, soprano già protagonista della grandiosa Aida di Zeffirelli nel centenario verdiano (Mimì), Sanjay Merchant (Rodolfo), Leonardo Galeazzi (Marcello), Mirco Palazzi (Colline), Eleonora Contucci e Danielle Greene (Musetta), Robert Lili (Parpignol), Salvatore Grigoli nel ruolo di Schaunard e i vincitori del primo concorso lirico internazionale “Fedora Barbieri”, organizzato da “Viterbo Arte Musica”.
La Bohème contiene tutti gli ingredienti atti a suscitare forti emozioni nel pubblico: i quattro giovani bohémiens - un poeta, un pittore, un filosofo e un musicista - vivono spensierati e squattrinati in una soffitta sotto "i cieli bigi" della capitale francese, quando per uno di essi, il poeta Rodolfo, l'amore fiorisce irresistibile dall'incontro casuale con una vicina di casa, Mimì.
Gli amori (c'è anche quello fra il pittore e la volubile Musetta) vivono, cadono, rifioriscono tra slanci e gelosie, abbandoni e precarie riconciliazioni, sullo sfondo allegro del quartiere latino, ma anche su quello squallido di una periferia, mentre l'inverno stringe sempre di più la sua morsa.
Mimì è ammalata del più classico dei mali ottocenteschi, la tisi.
Rodolfo la lascia più per l'impossibilità di assisterla adeguatamente in quella fredda soffitta che per gelosia.
Nel finale Mimì torna in quella soffitta perché vuole morire vicino all'uomo che ama e agli altri pochi amici della sua piccola vita.
Non si tratta però solo di un meccanismo narrativo che scatta alla perfezione e produce i suoi effetti, e nemmeno solo quel senso fortissimo di autenticità espresso dalla musica di Puccini.
La Bohéme è un inno alla giovinezza e alle sue emozioni, che cattura e travolge lo spettatore. Nell'ultimo quadro dell'opera, infatti, scatta l’immedesimazione nella morte di un personaggio (Mimì), che è poi la morte di un mondo: quello della giovinezza.