- A Roma negli anni ’70, può accadere di tutto. In particolar modo, se a raccontare la storia è lo scrittore palermitano, romano di adozione, Fulvio Abbate.
Tra una “Bandiera rossa” intonata da Claudio Villa, la maga etrusca Lady Ferocia, il doberman neofascista Athanor e, badate bene, il fantasma di Ornella Muti, domani sera, alle 21,30, gli ospiti di Caffeina, all’interno del cortile di Palazzo San Carluccio, saranno letteralmente catapultati in una dimensione che va ben oltre la semplice fantasia. Quando è la rivoluzione: questo il titolo dell’ultimo romanzo di Fulvio Abbate le cui divertenti, insolite e imprevedibili pagine, ricche soprattutto di un’autentica e spiccata immaginazione, fanno da contorno all’intera opera letteraria.
Al centro dell’attenzione, una Roma insolita, nel bel mezzo degli anni Settanta, al tempo in cui i maoisti di «Servire il popolo» irrompono all’«Antico Girarrosto», tipico locale capitolino, proclamando il comunismo. Ma proprio in quel ristorante sta per avere inizio la festa nuziale di due ragazzi di borgata, Serena e Canio, tra i cui invitati c'è anche Drupi, idolo della sposina.
La voce di Claudio Villa con la sua versione di "Bandiera rossa" è il segnale dell'improvvisata rivoluzione. Ma presto ai commensali, tra cui Stelvio Perilli, papà di Serena, Padre Maurilio Ancona, che travestito da cameriere si getterà nell'impresa impossibile di trovare soccorsi a Castelgandolfo bussando alle porte del Papa, si uniscono altri personaggi.
In primis, Marinella Cacciavillani, dama di un prestigioso salotto dove è di casa persino Moravia, reduce dalla realizzazione di un reportage sulla Cina di Mao, oltre a Mario Schifano e al fantasma di Ornella Muti. Una storia comica quella raccontata da Fulvio Abbate nel suo romanzo, che culminerà quando l'intera comitiva traslocherà negli stabilimenti di Cinecittà, dove nel frattempo giunge persino il Papa. Tra gli altri suoi libri pubblicati in precedenza, Zero maggio a Palermo, Oggi è un secolo, Dopo l’estate, La peste bis, Teledurruti.
E ancora, i “saggi-documentari”: Il rosa e il nero, Il ministro anarchico, C’era una volta Pier paolo Pasolini, il pamphlet sul conformismo di sinistra, Reality, Roma. Guida non conformista alla città. Attualmente scrive sull’Unità e su Il Foglio.
Alle 18.30 arrivano Rossi e Baldassini spiegano la memoria indulgente degli italiani.
Dopo il 1945, che cosa pensavano di Mussolini i milioni di italiani che non condannavano il fascismo ma neppure lo rivalutavano? Come giudicava il recente passato quell’Italia moderata che guardava con poca simpatia alla Resistenza ma non aveva apprezzato la Rsi? A queste ed altre domande risponderanno Gianni Scipione Rossi e Cristina Baldassini durante l’incontro che si terrà domani, alle 18.30, all'interno della ex chiesa di San Salvatore, in piazza San Carluccio.
erzo appuntamento di Caffeina Storia, l’appuntamento sarà anche l’occasione per parlare dei saggi di Cristina Baldassini, L'ombra di Mussolini. L'Italia moderata e la memoria del fascismo e di Gianni Scipione Rossi, Cesira e Benito. Storia segreta della governante di Mussolini.
La fine del regime fascista in Italia suscitò opposti sentimenti nella popolazione. Da una parte c'erano i nostalgici del regime dall'altra c'erano invece coloro che avevano appoggiato e sostenuto la resistenza e la nascente repubblica. Rimaneva però un'ampia fascia della popolazione fatta di moderati che mostravano diffidenza nei confronti del nuovo assetto politico pur non rimpiangendo quello precedente. Il libro di Cristina Baldassini, primo sull'argomento, indaga proprio su quale sia stata la percezione del fascismo tra gli italiani moderati che vissero la delicata transizione tra idiosincrasie, timori, ostilità verso il nuovo e simpatie per il vecchio.
Durante l’appuntamento, sarà analizzata l’opinione degli Italiani anche attraverso l’esame della stampa a larga diffusione. Dalle pagine di rotocalchi popolari come Oggi e Gente, ma anche del Borghese di Longanesi o del Tempo di Angiolillo, emerge una memoria indulgente del regime fascista, considerato come una dittatura non priva di aspetti positivi. Ma ne emerge anche un insieme di timori, idiosincrasie, sentimenti di ostilità verso l’Italia repubblicana che avrebbe condizionato per anni la nostra vita politica.