Riceviamo e pubblichiamo - Ricordadomi di una brutta ferita guarita nella mia giovinezza dall’acqua sulfurea, sono andato al Bulicame per medicare una abrasione ad un piede.
Non l’avessi mai fatto!
Sporcizia e abbandono la fanno da padroni; le pozze sono prive d’acqua; la sorgente, quella ricordata da Dante, sicuramente semivuota perché, pur schiacciando il viso contro il vetro che la circonda, non riuscivo a scorgere il livello dell’acqua, vedevo soltanto una massa calcarea di un brutto colore grigio scuro al centro della pozza.
Da un tubo usciva, singhiozzando, un filo d’acqua. Una desolazione sconfortante. Una anziana signora che stava tornando a casa commentava ad alta voce: ”Che vergogna,che vergogna…” Ed aveva ragione.Uno dei luoghi più famosi e più singolari di Viterbo è in agonia nell’indifferenza delle istituzioni locali. E’ assente ogni informazione.
Si sta esaurendo la falda? E’ irreversibile? Si tratta di un fenomeno naturale o è il risultato di sciagurate azioni dell’uomo? Il martedì la situazione è più grave perché si sta riempendo la piscina delle Terme?
E’ ancora possibile pensare ad un rilancio delle fatiscenti terme ex Inps?
Tutti interrogativi ai quali sarebbe necessario rispondere.
La Provincia, all’epoca della giunta Nardini, diede segno di una qualche attenzione.
Apparvero cartelli con su scritto “Parco del Bulicame”, fu recintata la zona.
Fin qui nulla da obiettare; le pozze esistenti furono, però, cementate: uno scempio. In sostanza fu fatto più male che bene, ma almeno si tentò un intervento.
Avanzo una proposta: il sindaco e il presidente della Provincia si incontrino al più presto per esaminare i passi da compiere, per concordare una iniziativa che utilizzi al meglio le risorse, certamente scarse, reperibili.
Gli esperti non mancano, dal geologo Pagano, ai professori dell’Università della Tuscia.
E si chieda un sostegno anche alla Regione Lazio Salviamo il Bulicame, se si è ancora in tempo.
Oreste Massolo