- E’ difficile scrivere un, seppure breve, ricordo di Rosati, amico carissimo, quando non si è ancora finito di piangere per l’immenso dolore causato dalla improvvisa scomparsa.
Siamo stati per anni avversari politici, lui sindaco della città, io capogruppo del Pci.
Polemiche anche aspre ci avevano divisi sulle scelte urbanistiche, sul possibile sviluppo economico, sul destino del centro storico, sul traffico.
Fra noi tuttavia c’è sempre stato rispetto, mai l’insulto o l’invettiva, oggi tanto di moda, hanno preso il sopravvento. Prevaleva sempre l’argomentare le nostre ragioni.
E’ stato duttile e fermo.
Un uomo del dialogo che credeva fermamente nei suoi valori, senza respingere l’altro. Pronto a raccogliere suggerimenti, a modificare impostazioni che non reggevano al confronto.
Fanfaniano fin dal primo momento, responsabile del movimento giovanile della Dc, ha percorso per intero la “gavetta” all’interno del partito. Aveva una solida formazione, frequentava i corsi di aggiornamento che la Dc organizzava per i dirigenti. Lettore accanito era informato su tutto.
La dottrina sociale della Chiesa, l’intervento pubblico nell’economia necessario per correggere le disparità più acute, la programmazione degli interventi, in una visione di insieme sono stati i punti di riferimento.
Grande amico di Clelio Darida che, a sua volta stimava Luigi Petroselli, non lo ha mai abbandonato, anche quando fu investito da vicende giudiziare.
Rosato ha operato per il bene della città.
In particolare si è battuto con intelligenza per favorire prima la nascita dell’Università della Tuscia e poi per creare condizioni favorevoli al suo insediamento.
Un esempio per tutti: riuscì a cedere all’Università, alla spasmodica ricerca di locali, con vere capriole giuridiche, la sede dell’Istituto tecnico industriale che era stato da poco costruito con fondi statali.
Non ha mai avuto riconoscimenti ufficiali per il suo operato a favore di Viterbo.
Nella Dc, sempre in lotta tra le correnti, era impossibile per un iscritto, anche se sindaco di Viterbo, ottenere un giudizio positivo.
Rosato non è mai sceso a compromessi deteriori. Ha sempre tenuta la schiena dritta e questo forse spiega perché prima sindaco e poi presidente della Provincia non è andato “oltre”.
E’ stato tentato di tutto per tagliargli le gambe. Era amareggiato, ma ne parlava senza rancore e con distacco.
Un uomo sincero, schietto, onesto. Così desidero sia ricordato.
Un uomo che con me ha votato Pd nelle ultime elezioni. Occorrerà molto più tempo per pensare alla sua figura di politico e amministratore.
Certo è che la sua personalità è stata forte ed ha lasciato un segno nella vicenda di Viterbo.
Oreste Massolo
I funerali di Rosato Rosati si terranno questo pomeriggio (21 luglio) alle 17 all'abbazia cistercense di San Martino. Alla famiglia le condoglianze della redazione di Tusciaweb.