- Il consiglio d'amministrazione del Cev alza la testa per sparare le ultime cartucce. Ovviamente contro il Comune.
Reo, secondo il cda, di aver mandato in rosso le casse della partecipata.
Nella relazione contabile del Cda, che era stata richiesta dal Consiglio comunale, illustrano chiaramente che da quando hanno in mano la gestione del Cev (22 novembre 2007) si sono riscontrati effetti postivi collegati appunto alle misure introdotte negli ultimi sei mesi di gestione.
Misure e tagli a volte anche sostanziosi, che hanno portato a un risparmio di oltre 700mila euro. Tra questi l'annullamento di polizze assicurative, i rimborsi spese per il cda, la diminuzione delle autovetture e dei contratti di telefonia e così via.
Ma allora perché le casse sono in rosso?
“Perché il Comune non ha predisposto il contratto per la gestione del servizio tributi si legge nella relazione -, non ha provveduto alla formazione dei contratti per l'adeguamento dei corrispettivi relativi al servizio di igiene ambientale e al servizio di verde pubblico.
Come se non bastasse il Cev ha presentato al Comune fatture per 424.161 euro non ancora pagate”.
E di conseguenza il Banco di Brescia, appresa la notizia dell'ormai certa liquidazione della partecipata, ha chiuso i rubinetti alla società, revocato l'unica linea di affidamento di cui disponeva: credito per pagare le fatture di 700mila euro.
In questa situazione di totale deriva vien da se che anche i fornitori si sono avventati sulla società intensificando le richieste di pagamento del fatturato.
“Questa situazione è scritto nella relazione è insostenibile, ma se il Comune avesse predisposto gli atti e avesse provveduto alle coperture delle perdite del 2007 e pagasse in tempi accettabili le fatture emesse dalla società, la gestione del Cev sarebbe risultata certamente sostenibile”.
Come dire: è vero siamo in rosso, ma la colpa non è nostra.
Non a caso il presunto deficit del 2008 (circa un milione di euro) è minore di quelli registrati negli anni precedenti.
Per il cda del Cev la messa in liquidazione non è una prospettiva da accettare. “Il piano di risanamento c'è - si legge ancora -, basta solo applicarlo. Perché la sofferenza finanziaria è dovuta unicamente ai rapporti tra la società e il Comune”.
Ma se il risanamento non fosse possibile il cda non vede altra alternativa per una valida azione di risanamento se non attraverso una drastica riduzione del numero dei dipendenti, “ovviamente si legge ancora in questo caso dovrebbero essere soppressi alcuni servizi”.
Il cda del Cev spera dunque in un ripensamento del Comune sulla liquidazione. Ripensamento che dovrebbe far rima con ricapitalizzazione.
“Per la seconda metà del 2008 continua la relazione contabile i risultati di gestione sono ampiamente positivi, considerando anche che 25 lavoratori sono in mobilità e nel caso la procedura dovesse concludersi con i licenziamenti si avranno ulteriori economie”.
Il cda del Cev ha detto la sua, puntando il dito contro il Comune di Viterbo.
Ora la palla passa al socio unico della partecipata.
L'11 agosto, giorno dell'assemblea ordinaria della società, si giocherà il match finale.