Riceviamo e pubblichiamo - Bolsena città del miracolo eucaristico, ma non sicuramente di quello economico.
Anzi, a sentire i commercianti e gli esercenti di locali pubblici, siamo in piena recessione.
Colpa della congiuntura economica, certo, ma colpa anche di un’amministrazione che non fa nulla per invogliare i turisti a passare le vacanze a Bolsena.
Gli stanziamenti in bilancio per la cosiddetta estate bolsenese sono ogni anno sotto il minimo sindacale; di sagre tipiche, argomenti che potrebbero creare un qualche interesse in più, neanche a parlarne, mentre i paesi limitrofi, che invece puntano su tali appuntamenti per valorizzare l’estate, fanno ovunque il pienone e si offrono come valida alternativa anche a quei turisti di stanza a Bolsena, oltre che ai bolsenesi stessi.
Pochi gli eventi degni di nota e il resto è lasciato all’iniziativa di associazioni e comitati vari che, tra mille difficoltà e scarsamente incentivati dall’amministrazione, cercano di sopperire in maniera spontanea alle carenze della stessa.
E’ normale allora che Bolsena venga definita dai nostri vicini come “la passeggiata del pensionato”: bella da vedere, con un lago affascinante, ma assolutamente priva di attrattive di tipo diverso.
Basta passeggiare per i viali o per il lungolago la sera per rendersi conto di trovarsi in una città talmente vuota e tranquilla da sembrare fantasma.
In più, se aggiungiamo che i locali sul lungolago, non avendo sale interne, avevano fino a qualche giorno fa l’obbligo di chiusura all’una di notte, il quadro è completo.
Solo dopo essersi più volte lamentati con il sindaco e dopo due interrogazioni dei Comunisti Italiani al proposito, sono finalmente riusciti ad avere una proroga almeno di un’ora.
Ma attenzione: alle due tutti a letto. E niente musica, dal vivo o meno: disturba la tranquilla quiete bolsenese. Così, mentre turisti e cittadini vanno a continuare la serata nei paesi limitrofi, dove trovano ancora locali aperti, gli esercenti bolsenesi abbassano le saracinesche.
Il sindaco Equitani si è trincerato dietro il fatto che chi viene a Bolsena per riposarsi deve essere tutelato (per carità, sacrosanto diritto, ma si potrebbe trovare comunque un compromesso accettabile) e che non si può derogare ad una legge regionale che impone in 18 ore il limite massimo di apertura degli esercizi pubblici.
Anche qui apparentemente niente da dire, ma basterebbe la volontà di venire incontro alle esigenze dei locali pubblici e seguire l’esempio di altri comuni (come Marino, altra città laziale e quindi sottoposta allo stesso regolamento), che hanno chiesto e ottenuto la qualifica di “città d’arte e turistica” con il risultato che gli esercenti possono aprire e chiudere i loro locali quando vogliono.
Non si tratta di fare di Bolsena una città immersa nel caos, ma di trovare soluzioni che salvaguardino un po’ tutti: dai turisti che vogliono riposare a quelli che vogliono divertirsi, passando per gli esercenti, che hanno a disposizione poco più di un mesetto per rialzare le sorti del proprio “cassetto”.
E’ chiedere troppo? Secondo Equitani sembrerebbe proprio di sì.
Radames Petti
Capogruppo PdCI
Consiglio Comunale di Bolsena