- Si avvicina dunque la 38a edizione del Festival Barocco che rappresenta anche il decennale della mia Direzione Artistica ed è possibile un primo bilancio di questi dieci anni di lavoro.
Nel 1998, accingendomi ad accogliere l’importante eredità lasciata da Bruno Cagli che aveva diretto il Festival dalla fine degli anni ’80 e lo portò a varcare i confini nazionali favorendo la presenza di complessi ed artisti di fama mondiale, che valsero la qualifica di Festival di rilevanza internazionale da parte dell’allora “Ministero del Turismo e Spettacolo”, pensai che sarebbe stato il momento di ricondurre il Festival entro i confini del Barocco.
Infatti nel frattempo si erano affermati nel mondo molti complessi nuovi ed artisti specializzati nella ricerca e nella prassi filologica con l’uso di strumenti originali, formando un gusto nuovo in un pubblico che, scopriremo poi, è assai numeroso e ama particolarmente questo genere musicale.
E non meno importante era il fatto di tornare alle origini del Festival iniziando a riproporre capolavori dimenticati, e rimasti perfino inediti, di grandi esponenti del Barocco.
Ed ecco da un lato i mostri sacri dell’interpretazione quali Gustav Leonhard, Ton Koopman, Renè Clemencic, Kenneth Gilbert, Trevor Pinnock, Emma Kirkby, Jordi Savall, accanto ai migliori complessi italiani e stranieri quali Accademia Bizantina, Europa Galante, Concerto Italiano, Amsterdam Baroque Orchestra, Musica Antiqua Köln, Zefiro, I Solisti Veneti, (mi perdonino quelli che ora ometto, ma non di meno importanti nel panorama internazionale).
E dall’altro lato un rifiorire di capolavori ricercati nelle biblioteche di mezza Europa, per riproporli in prima esecuzione moderna al pubblico, quali La Clemenza di Tito e Santa Francesca Romana di Caldara, o Santa Rosa di Viterbo di Melani, L’Uomo Femmina di Galuppi, Il Giardino di Rose (realizzato in coproduzione con l’ Accademia di Santa Cecilia) e Il Pastor di Corinto di Alessandro Scarlatti: operazioni che non si sono limitate alla pura e semplice esecuzione, ma, a partire dalle trascrizioni e revisioni da parte di importanti studiosi, si è giunti alla realizzazione di incontri di studio tra musicologi per un approfondimento sui temi suscitati (Oratorio, Opera Barocca ecc...) e, per completezza dell’operazione, la registrazione discografica o in DVD dell’evento.
Per condurre in porto particolari operazioni culturali ci siamo aperti alle collaborazioni internazionali più qualificate: oltre alla già citata Accademia di Santa Cecilia, Konzerthaus di Vienna, Festival di Utrecht e altri: più volte abbiamo ospitato la Deutsche Grammophone Gesellschaft, che da decenni rappresenta la maggiore casa discografica del mondo: con loro abbiamo contribuito a realizzare, attraverso varie edizioni, una serie di incisioni di opere di Händel a cura di Alan Curtis, eseguite in serate indimenticabili nel programma del Festival, alcune delle quali addirittura in prima esecuzione italiana assoluta.
Ma come non ricordare anche i grandi interpreti che non fanno parte tradizionalmente della “famiglia” degli specialisti del Barocco, ma che hanno comunque riscosso straordinari successi quali Uto Ughi, Salvatore Accardo, Grigory Sokolov, Igor Oistrakh, Rudolph Buchbinder, Michele Campanella e tanti altri.
Altra linea caratterizzante è rappresentata dall’impegno profuso per la promozione delle realtà locali emergenti sul piano della qualità. La continuazione della collaborazione, intrapresa già nei primi anni ’90, con la Scuola Musicale Comunale di Viterbo ha portato ad inserire l’Orchestra Sinfonica Giovanile, inaugurata nel 1999, nel programma del Festival affiancandola a direttori e solisti di prestigio (Pierre Amoyal e Franco Petracchi) o affidando ai suoi Complessi da camera, finché questi sono stati attivi, particolari e rari programmi e riprese di alcuni degli inediti sopra citati: oggi, con l’Ensemble Barocco della Tuscia, il Festival intende creare un nucleo di partenza per costruire uno “strumento” più ampio da utilizzare anche per la diffusione “esterna” dell’ immagine del Festival.