Riceviamo e pubblichiamo - Si comincia dai più deboli: dai malati cronici, dai disabili, dagli indigenti. La linea dei tagli del governo Berlusconi sceglie la sanità “sociale” come banco di prova del ridimensionamento complessivo del welfare. Si comincia a tagliare laddove le spese si ritengono un optional e il sospetto che ci si prepari a un sistema di sanità povera per i più poveri è venuto in testa a molti.
Il decreto varato dopo mesi di lavoro dal governo di centrosinistra di Romano Prodi era stato il frutto di una battaglia anche all’interno dello stesso schieramento di centrosinistra. Durante tutto il periodo del governo si è tentato infatti di arrivare a una definizione generale dei “livelli essenziali delle prestazioni”.
L’ex ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero, in ogni convegno, ribadiva che arrivare a una definizione generale di tutte le prestazioni sociali sarebbe stata un’impresa quasi impossibile se non si fosse scelta la strada della gradualità. Il tutto e subito come è noto è solo uno slogan, soprattutto quando ci sono di mezzo ingenti finanziamenti per garantire il welfare.
Per questo il governo Prodi, alla fine, aveva deciso di partire dai livelli essenziali più essenziali, ovvero quelli sanitari.
Il decreto sui Lea era nato da quella esigenza e in pratica introduceva una maggiore garanzia di assistenza ai malati cronici, a cominciare dall'Alzheimer; forniva apparecchi ai non vendenti e alle persone incapaci di parlare; introduceva il riconoscimento sanitario di 109 malattie rare, mentre ampliava i servizi di protesi con l'introduzione di nuovi ausili informatici e rafforzava l'assistenza a domicilio ai malati terminali. Con il decreto Prodi era stato introdotta la gratuità per il vaccino contro il papilloma virus, causa del cancro all'utero.
Tutto questo è ora cancellato. «Questo è un atto di irresponsabilità grave, in particolare nei confronti delle donne e dei soggetti deboli»,. I livelli essenziali di assistenza, sono fondamentali per garantire l'unitarietà del sistema e dunque, con questo atto, si aggraveranno, di fatto, le disuguaglianze dei cittadini a seconda della regione di residenza.
Un bel regalo estivo agli italiani soprattutto a coloro che si trovano in condizioni di disagio e fragilità». E oltre al taglio dei Lea, il governo prepara tagli ai posti letto negli ospedali, la diminuzione degli organici, blocco del turn-over e nessun futuro per 12.000 precari che lavorano le strutture ospedaliere, tagli ai fondi destinati alla sanità, perché il Patto per la salute, sottoscritto con le Regioni, è stato ridimensionato.
G.Battista Martinelli
Segretario Spi-Cgil