- Franco Oppini, Nini Salerno e Mita Medici sono gli interpreti di “Menecmi”, commedia plautina dalla comicità esilarante, in scena domani sera, martedì 29 luglio, al teatro romano di Ferento.
Pieno di deliziosi equivoci l’adattamento eseguito dal regista Livio Galassi, che fa di questo testo un racconto che scorre fra le dita come fili impalpabili di seta, sciorinando gag, situazioni divertenti.
A rendere la storia più credibile e unica è l’attore Franco Oppini, che con la sua mimica facciale offre ai personaggi che interpreta una particolarità comica degna di attenzione.
Deliziosa e sempre interessante nel suo ruolo la splendida attrice Mita Medici, la cristallina comicità di Nini Salerno chiude questo bel trio. Fa da contorno una coppia veramente simpatica e divertente quale la sorprendente inedita Ada Alberti e il giovane Massimiliano Buzzanca, e tanti altri bravi attori, che insieme fanno di quest’opera teatrale una divertentissima farsa plautina.
Le scene sono affidate a Vincenzo Ivan Sorbera, i costumi ad Annalisa Gallina e le musiche a Luciano Francisci.
Peculiarità delle commedie di Plauto, basate su intrecci e personaggi consolidati da una tradizione secolare a cui il genio plautino aggiunge la sua iperbolica inventiva comica, è il disinvolto disinteresse verso gli obblighi strutturali, spesso trascurati, non certo per incapacità ma per una scelta che privilegia l’effetto di una comicità anche disordinata ma sempre vincente, e spesso confinata scena per scena.
Ma nei Menecmi questo non si verifica; la trama, così originale ma così obbligata, non lo consente. Insolita luttuosa premessa per una commedia: e cioè il dramma di una disgregazione familiare; e insolita pure la dinamica che l’avvia: la sentimentale ricerca del gemello disperso da parte del protagonista. Smarrimento il cui dolore ha causato la morte del padre e ha indotto il nonno a ribattezzare il bimbo rimasto con lo stesso nome di quello scomparso e amatissimo; Menecmo. Ma il Menecmo perduto è stato adottato da un ricco mercante che l’ha lasciato suo erede, è sposato, ha un’amante, e si abbandona ai piaceri della vita nella gaudente Epidamno.
Il gemello, che l’ha cercato in ogni porto della Magna Grecia, giunge a Epidamno e qui, stesso aspetto e stesso nome, si scatena la forsennata girandola degli equivoci che impone la struttura: all’equivoco con uno dei due deve contrapporsi l’equivoco con l’altro, e così via in un susseguirsi parossistico e architettata, di inventive fino all’agnizione finale. E non sarebbe Plauto se il nobile scopo della ricerca non si invischiasse nei piaceri materiali del cibo, dell’eros, della ricchezza, dell’egoismo scaltro e briccone, liberando la vicenda da ogni impegno moralistico e dispiegandosi libero alla più estrosa ludicità.
“Vetta del teatro plautino e ambito traguardo d’ogni grande comico scrive Livio Galassi nelle note di regia - i Menecmi attraversano vincitori secoli e mode e ci riportano intatta la loro potente teatralità, la loro inesauribile inventiva, la loro genialità stimolante e ispiratrice che dalle amplificazioni shakespeariane si affaccia alla soglia dei labirinti pirandelliani dell’essere e dell’apparire, della realtà e della finzione che si confondono e si smarriscono una nell’altra.
La storia dei due gemelli che si perdono bambini e si ritrovano adulti, confusi uno per l’altro da moglie, amante e amici, è pretesto fecondo di esilaranti equivoci, imprevedibili e surreali, e cela o perlomeno stimola risvolti esistenziali più fondi e universali; la ricerca dell’altro se stesso, la composizione di un equilibrio infranto, il raggiungimento della completa identità; senza smorzare alcuna risata, senza appannare mai lo sfolgorante divertimento sfioreremo queste sollecitazioni, affidandole alla sensibilità del pubblico.
L’adesione entusiasta di Franco Oppini a questo ardito progetto nel doppio ruolo dei due gemelli, impreziosisce della sua ricercata inventiva comica questo allestimento, affiancato dalla bravura e dalla simpatia di Nini Salerno e Mita Medici e di un cast adeguato.
E se la commedia latina, con l’uso della maschera, consentiva la presenza in scena contemporaneamente dei due Menecmi, oggi la soluzione dell’irrisolvibile enigma quando alla fine i due gemelli si incontrano è sfida per ogni regia, obbligata a risolverlo a proprio modo, con originale inventiva”.