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Gabbianelli
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- “Sparatoria” ad alzo zero, ieri sera, in consiglio comunale.
E a iniziare a “sparare” contro tutti, ma soprattutto contro la maggioranza di cui fa parte, è l'ex sindaco Giancarlo Gabbianelli, che scende dal trespolo da presidente del consiglio e lo cede al vice Micci, per poter appunto dar giù di brutto come può fare solo un semplice consigliere.
Gabbianelli si lancia in una difesa puntigliosa della propria sindacatura.
Non lesina neppure una preterizione, una forma retorica per cui si finge di non voler dire qualcosa ma la si dice, eccome. Un classico, insomma.
“Non vi dico che chi parla della giunta Gabbianelli si deve sciaquare la bocca”, e poi annuncia che è disponibile a parlare anche “cinque giorni” , ma che farà un intervento breve. Proprio per rispetto del consiglio. E giù accuse a manca e soprattutto a destra.
“Continuo a leggere sui giornali che questa amministrazione comunale non ha un euro da spendere e che c'è una crisi economica afferma Gabbianelli -. Voglio ricordare che quando è iniziata la mia amministrazione non siamo stati tutti i giorni a piangerci addosso.
Anche se quando sono stato eletto, ci siamo accorti che i piani Peep erano senza servizi. Abbiamo fatto di tutto per trovare quei 9 miliardi di lire per portare a termine quei lavori”.
Una botta allo stesso tempo per Meroi, che ha lasciato l'eredità, e per Marini, secondo Gabbianelli troppo dedito al pianto, evidentemernte.
Per quanto riguarda le società partecipate, la difesa del proprio operato è fin troppo puntigliosa.
Con lo snocciolamento di una serie di delibere, di lettere. In cui si chiedevano controlli, pareri e quant'altro. Come dire “Io ho fatto tutto quello che un sindaco poteva fare”. E poi le commissioni di controllo analogo che non hanno prodotto nulla. I rapporti dei dirigenti.
La mancata risposta a tutte le sollecitazioni di chiarimenti fatte per iscritto dal direttore generale.
Ma ce n'è anche per l'opposizione. E in particolare per Sposetti che si “intende di altre società e non di queste”. Gabbianelli, poi, ricorda di aver proposto di fare una sola società per risolvere la questione. Ma di aver trovato il dissenso dei tecnici.
Infine una uscita apparentemente bislacca, ma che evidentemente chi ha orecchie per intendere può intendere. “Consiglio a qualche assessore, che si chiude all'interno della sua stanza con persone che non hanno un ruolo pubblico, di non farlo. Perché nell'amministrazione pubblica le chiavi non sono all'interno ma all'esterno delle stanze”.
Un fatto presentato come qualcosa di assolutamente riprovevole e al limite della decenza istituzionale, se non peggio. E tutti lì a domandarsi il nome dell'assessore.
Ora appare chiaro che nel chiudersi in una stanza non c'è nulla di illegale e che, se l'ex sindaco sa qualcosa di grave che è stato fatto dietro le porte chiuse di un assessorato, dovrebbe fare nome e cognome e dire tutto con la massima trasparenza a chi di dovere.
Altrimenti non si comprende il senso della cosa. Tanto che il sindaco Marini si è visto costretto a dire che se c'è qualcuno che può sindacare - il verbo non è casuale - sul comportamento di un assessore è solo lui.
Vista la difesa fatta dai vari ex sindaco, poco prima era stata la volta di Gigli, anche Meroi si è sentito in dovere di farlo. E cosa ancor più strana si è detto d'accordo sul fatto che non si chiudono le porte degli assessorati. Sarà una regola scritta da qualche parte, ma che qualcuno deve spiegare.
Altrimenti non si comprende chi abbia stabilito la regola, a meno che, va ribadito, dietro le porte non accadano cose strane. E allora Gabbianelli abbia il coraggio di chiarire la cosa.
Insomma, la questione della porta chiusa non è certo chiara, è invece chiaro che Gabbianelli ha iniziato una sorta di resa dei conti interna alla maggioranza. Marini è avvertito.