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- Giampaolo Pansa a Caffeina. Si apre con una delle più prestigiose penne italiane la seconda settimana di programmazione della rassegna culturale viterbese che fino al prossimo 18 luglio ospiterà ogni sera nel quartiere medievale i più noti giornalisti e scrittori della letteratura italiana.
Domani sera ( 7 luglio), alle 21,30, all'interno del cortile di Palazzo San Carluccio, intervistato di Filippo Rossi, Pansa farà tornare indietro nel tempo, agli anni in cui continuava a “nevicare sangue” convinto che «lo spirito di divisione e di faziosità che si è strutturato in quegli anni, ha attraversato tutta la storia repubblicana fino a oggi».
L’ultimo romanzo di Pansa appena arrivato in libreria, I tre inverni della paura, rappresenta infatti un vero e proprio salto nell’interminabile dopoguerra, alle dure e lunghe stagioni della “guerra civile” italiana. Quando tedeschi, fascisti e partigiani combattevano con diversi obiettivi, compiendo comunque le stesse atrocità.
E proprio questo disordine crudele che nel romanzo di Giampaolo Pansa travolge Nora Conforti, diciotto anni, ragazza di famiglia ricca, costretta a rifugiarsi con il padre sulle colline fra Reggio Emilia e Parma: un affresco della borghesia agraria emiliana, nell’arco di sei anni infernali, dal giugno 1940 alla fine del 1946. E una ricostruzione controcorrente di un’epoca feroce.
I tre inverni della paura, vissuti tra il Po e l’Appennino reggiano, narrano il duello brutale fra due totalitarismi: quello fascista che cerca di sopravvivere con l’aiuto dei nazisti, e quello comunista che prolunga ben oltre il 25 aprile una spietata strategia del delitto. Ma nella memoria del lettore resterà soprattutto l’umanità dei personaggi che affiancano Nora.
Accanto a figure che appartengono alla storia, come Togliatti, De Gasperi, i capi delle bande rosse e nere, il vescovo Socche, il partigiano bianco detto “il Solitario”, si muove la gente comune di quegli anni: le donne chiamate a sopportare il peso più grande della guerra; bambini messi di fronte al terrore politico; i giovani schierati su trincee opposte; l’asprezza dello scontro fra ricchi e poveri.
Le vittime del dopoguerra che emergono dalle fosse segrete, fantasmi capaci di turbarci ancora oggi. «I tre inverni della paura spiegano a Caffeina rappresenta un altro, importante passo verso quella possibile pacificazione italiana che si può conquistare solo attraverso il racconto condiviso della storia patria».
Ha le orecchie lunghe, vive su un albero ed ha tanti amici. Chi è? E’ Giulio Coniglio, il timido coniglietto dalle orecchie pelose che lunedì prossimo, alle 18.30, incontrerà con uno spettacolo gratuito i bambini viterbesi nel cortile di Piazza San Carluccio.
Secondo appuntamento della rassegna “Senza Caffeina”, il personaggio nato nel 2001 dalla matita di Nicoletta Costa sarà al centro dello spettacolo Giulio Coniglio e la scatola dei ricordi. Per l’occasione il cortile del palazzo di San Carluccio sarà trasformato in una sorta di bosco, dove il nostro personaggio racconterà ai bambini viterbesi il suo fantastico mondo fatto di giochi e avventure.
Lo spettacolo, rivolto ai bambini da 3 a 7 anni, ha una durata di circa 40 minuti. Il curriculum è di tutto rispetto: dalla sua nascita,il personaggio edito dalla Franco Panini editore ha già al suo attivo oltre 100.000 libri venduti, tanti piccoli fan che ogni mese inviano lettere e disegni alla sua attenzione.
Giulio Coniglio, inoltre, ha un giornalino tutto suo che in un soli due anni ha già conquistato il cuore di migliaia di bambini, riscuotendo ottimi risultati di vendita.