Riceviamo e pubblichiamo - Ieri la Flc-Cgil di Viterbo ha tenuto presso l’Ateneo della Tuscia un’assemblea pubblica per una riflessione sui futuri assetti dell’Università Italiana alla luce del decreto legge n. 112 del 25 giugno scorso, aperta dal segretario provinciale FLC, Giuseppe Di Russo.
Tutti gli interventi hanno segnalato l’attacco organico alla formazione pubblica portato dal dl 112.
Il dl 112 non è un decreto finalizzato alla stabilizzazione della finanza pubblica e/o allo sviluppo, così come recita la sua intitolazione.
E’ in realtà lo strumento giuridico che esplicita la volontà del Governo di procedere alla progressiva privatizzazione dei servizi pubblici, nessuno escluso, e dell’istruzione pubblica con particolare velocità.
Per l’università italiana, i precedenti governi hanno cercato di razionalizzare la spesa con misure che, pur tese ad un generale contenimento dei costi, miravano ad incentivare comportamenti virtuosi in termini di risultati nella didattica e ricerca, di efficienza e di efficacia nella gestione (la Moratti introdusse i requisiti minimi, Mussi firmò il patto per l’Università).
Oggi, facendo seguito al rilancio mediatico del vecchio assunto del dipendente pubblico fannullone, il Governo, con la maschera di uno strumento che vorrebbe essere di finanza pubblica, privatizza di fatto il sistema dell’istruzione in Italia.
E per coloro che vedono in tali affermazioni i “soliti” allarmismi per la difesa di chissà quali privilegi, il segretario Broccati ed il Rettore Mancini hanno chiarito ai partecipanti il progetto di cambiamento radicale del sistema contenuto nel decreto legge.
Il decreto toglie le risorse necessarie al mantenimento in vita degli Atenei (500 mln in meno per il Fondo di Finanziamento Ordinario) blocca le assunzioni di personale (in un Paese che è tra gli ultimi tra i paesi sviluppati per risorse destinate alla ricerca) ed elimina la possibilità di sostituire coloro che vanno in pensione (soltanto il 20% di chi lascia potrà essere sostituito).
Il disegno di privatizzazione è palese tanto che nel decreto si invitano le Università a scegliere la forma giuridica di fondazioni di diritto privato, che, con il soccorso di capitali privati, assicurerebbe la loro futura esistenza.
Analoghe misure sono previste per gli istituti scolastici.
La Flc-Cgil è convinta che difendere l’istruzione pubblica sia l’unico modo per garantire valori costituzionali di pari opportunità e migliori prospettive per i meritevoli.
Inoltre, sul piano del contenimento della spesa, è veramente fuori da ogni logica di rilancio del Paese colpire indistintamente tutti gli Atenei senza alcuna valutazione del “merito” in termini di gestione economica e di risultati scientifici di ciascuno.
Ma questo è il fine di un Governo che vede nel privato la soluzione per tutto.
Nei piani dell’esecutivo privati debbono essere tutti i servizi, e persino i monumenti (la recente proposta per la valle dei templi lo testimonia).
Peccato che da un punto di vista economico le privatizzazioni in Italia abbiano visto crescere i costi per il “pubblico”, ovvero per i cittadini utenti.
Peccato, che proprio le Università italiane da anni hanno sviluppato di sistemi di valutazione con organismi terzi ed un Comitato nazionale (il CIVR) e si sono espresse per una distribuzione di risorse basata sulla valutazione.
Peccato, che proprio le Università italiane si sono preoccupate di rispondere alle sfide della competizione nazionale ed internazionale in ricerca, ridisegnando i propri organi di gestione con la partecipazione di enti terzi e definendo sistemi di amministrazione basati su risultati ed obiettivi.
Peccato, che in tema di pubblica dipendenza gli Atenei in Italia siano le amministrazioni pubbliche che in rapporto al totale del personale dipendente abbiano il minor numero di dirigenti.
Peccato che gli insegnati in Italia siano l’ultimi in Europa per retribuzioni (come ricordato di recente dallo stesso Ministro Gelmini)
Il Rettore Marco Mancini, già sceso in campo avverso il dl 112, anche in veste di Segretario Generale della Conferenza dei Rettori, a giocare quella che pare essere la partita decisiva per il sistema universitario italiano, ha ribadito la necessità e la propria disponibilità ad una immediata sensibilizzazione dell’intera opinione pubblica verso il progetto distruttivo contenuto nel dl 112.
L’assemblea si è conclusa con l’appello del Segretario Regionale FLC, Eugenio Ghignoni, a promuovere la nascita di un comitato unitario per la difesa dell’università e dell’istruzione pubblica, aperto a tutti coloro (docenti, personale amministrativo e tecnico, studenti, società civile) che hanno a cuore il valore della ricerca e dell’insegnamento.
Anzi, la speranza è che non si debba sempre giocare in difesa ma si possa tornare tutti assieme in attacco, con proposte di sistema mirate a valorizzare gli operatori della formazione, e poter così vincere la partita dello sviluppo del Paese.
Andrea Arcangeli (Pd)