Riceviamo e pubblichiamo - Che fine faranno i lavoratori precari diplomati dei corsi Fse?
Dopo l’approvazione della Finanziaria 2008 , uno degli ultimi atti dell’ex Presidente Prodi, ancora non ci sono soluzioni per salvare gli interessati dal noto Art.3.
Questo articolo, tristemente famoso, è quello che impedisce ai non laureati di lavorare in alcuni progetti delle Pubbliche Amministrazioni .
Questa norma, di fatto , ha modificato le modalità di accesso ai contratti flessibili .
Il requisito precedentemente richiesto , la « provata competenza» è stato innalzato dalla Finanziaria alla: « particolare e comprovata specializzazione universitaria ».
Per quanto riguarda la nostra realtà questo problema investe soprattutto i lavoratori precari dei corsi Fse (Fondo sociale europeo).
All’ interno dell’amministrazione provinciale di Viterbo sono più di di 10 i lavoratori coinvolti da questo problema grazie anche al fatto che la Provincia ha adottato una interpretazione molto restrittiva della norma ed ha messo a rischio numerose professionalità di comprovata esperienza pluriennale che si sono viste precludere la possibilità di lavorare per mancanza del titolo accademico.
Per dare un contributo concreto riporto parte di una interpretazione data dalla stessa Corte dei Conti:
Deliberazione 28- del -12.05.2008-Samarate (di seguito uno stralcio della deliberazione)
Partendo dal dato letterale, è opportuno, innanzi tutto, osservare che la norma parla di “particolare e comprovata specializzazione universitaria”.
Ebbene, non vi è nessun espresso preciso riferimento testuale alla laurea o ad altro specifico diploma accademico.
Il che induce a ritenere che ciò che rilevi per IL legislatore sia piuttosto, Ed essenzialmente, IL possesso, da parte del destinatario dell’incarico, di conoscenze specialistiche di livello equiparabile a quello che si otterrebbe con un percorso formativo di tipo universitario.
Deve trattarsi, inoltre, di conoscenze specifiche inerenti al tipo di attività professionale oggetto dell’incarico, come is desume dal riferimento legislativo alla “particolare” specializzazione richiesta.
Infine, l’aggettivo “comprovata” induce a ritenere che la specializzazione richiesta debba essere oggetto di accertamento in concreto, da compiersi di volta in volta in sede di conferimento dell’incarico, sulla base anche delle indicazioni contenute nei curricula, oltre che in idonea documentazione.
In questa ottica, il mero possesso formale di titoli non sempre è necessario o sufficiente a comprovare l’acquisizione di capacità professionali che spesso derivano anche, o addirittura soprattutto, da maturate esperienze lavorative nel settore specifico oggetto dell’incarico.
L’Amministrazione Provinciale, da quello che mi risulta, è rimasta immobile nei confronti delle persone colpite dal provvedimento in questione.
Il Presidente Mazzoli, investito del problema, avrebbe dato in questi mesi le più ampie rassicurazioni su una veloce e positiva soluzione ma ad oggi ancora non si vede luce.
Nel frattempo altre Amministrazioni , dalla Regione Toscana alla Comunità montana dei Cimini hanno adottato interpretazioni diverse della normativa, sicuramente più elastiche e meno discriminanti per i non laureati.
Caro presidente Mazzoli perché nessuno si occupa di questi lavoratori ?
Perché questo problema non è stato mai sollevato?
Che cosa hanno di diverso questi lavoratori rispetto ad altri?
Forse sono pochi i lavoratori interessati?
Quali iniziative sono state intraprese per risolvere il problema?
Da quelle notizie che sono riuscito a raccogliere, credo nessuna.
Per fortuna, Presidente, che doveva svegliare la Tuscia!
Francesco Battistoni
Consigliere provinciale FI