- Venerdì prossimo al teatro S. Leonardo, inizio ore 21, l’associazione culturale “Fanalino di coda” porta in scena “Le zitelle”, testo liberamente tratto dal romanzo di Tommaso Landolfi “Le due zitelle”, con la riduzione teatrale di Graziella Araceli e la regia di Daniela Achilli.
“Preoccupante, faticosa, minacciosa”. Di questi tre aggettivi si serve Tommaso Landolfi per definire la vita. E forse in nessun racconto, quanto in Le due zittelle, questa definizione pare vera. Una storia minore, come sempre in Landolfi, ma attraverso essa niente sembra più facile che giungere ai massimi sistemi.
Nel centenario della nascita del raffinato scrittore, Fanalino di coda ci regala un’interpretazione del testo landolfiano che ne esalta gli aspetti e i contenuti più drammatici, raccontandone le tensioni più profonde con aspro sarcasmo e pungente ironia.
La dimensione ‘naturale’ di Tombo (la scimia), che irride inconsapevole ai riti e ai miti di una cultura (quella delle zittelle), e quindi non può trovarvi un posto, costituisce il lontano retroterra di un dramma già mille volte consumato ma non per questo meno sconvolgente.
E’ proprio lo scontro tra natura e cultura (o meglio, una versione corrotta di quest’ultima, quale è quella rappresentata da una religiosità intransigente che si sostanzia in una ritualità superstiziosa) ad emergere come il livello conflittuale più sostanziale di questa ‘piccola storia ignobile’. E si tratta di uno scontro che per l’autore non è probabilmente risolvibile ed è destinato a pesare irrimediabilmente sulla stessa nostra umanità.
Letto in questa chiave, il racconto di Landolfi sembra non avere tempo: Fanalino di coda vuole renderne la profonda attualità sottolineandone la drammatica tensione interna che, dalla dimensione dell’artificio linguistico che appartiene al racconto si fa, nella trascrizione teatrale, esasperazione radicale della gestualità e della parola, fino a deformare gli stessi tratti del volto e le movenze del corpo. La tragedia giunge inevitabile come la conclusione quasi logica di un meccanismo a orologeria: il sacrificio di Tombo è la sola possibilità che hanno Lella e Nena per mantenere una propria identità.
“La messa in scena sottolinea la regista Daniela Achilli - ha raccolto intorno a sè diversi soggetti che hanno contribuito al lavoro di ricerca sui personaggi e sul taglio dello spettacolo. Basti pensare al maestro Franco Manarini che ha ideato la scenografia, a Michele Savi che si è occupato dei costumi e a Patrizia Rizzello che ha realizzato la scenografia.
La difficoltà della realizzazione di un lavoro così complesso ha fatto sì che si creasse un clima di grande collaborazione e “complicità” ed ha liberato un’energia di gruppo straordinariamente creativa. Un gruppo conclude la regista la cui punta dell’iceberg sono attori altrettanto straordinari che mi piace citare uno ad uno: Antonella Mattioli, Graziella Araceli, Vera Anelli, Francesco Di Stefano, Massimo D’Alessio, Federica Lucci, Sonia Michini”.