Riceviamo e pubblichiamo - 19 marzo 2008: per noi l’ultimo viaggio della speranza è verso il reparto di Oncologia dell’ospedale di Belcolle a Viterbo.
La speranza era intesa come aspettativa, sogno, desiderio, attesa viva e fiduciosa di una diagnosi, un miglioramento, una cura che consentisse al nostro amato di sopravvivere un po’ più a lungo.
La cura per la malattia del corpo si è rivelata ben presto inefficace perché destinata ad un male impossibile da sconfiggere, ma quella impartita all’anima, alla mente e al cuore di tutti noi ha sortito da subito il suo effetto straordinario, profondo e duraturo.
La mia famiglia ed io vogliamo ringraziare con immenso affetto Luciano Pompei e la sua equipé al completo, medici, personale infermieristico e operatori sanitari, per averci arricchito attraverso un’esperienza che, sebbene molto dura e molto dolorosa, ci fatto sentire parte di una grande, organizzata famiglia.
Grazie per l’alta professionalità messa a disposizione con amore e dedizione nella spasmodica ricerca di ciò che fosse in grado alleviare anche il più minimo fastidio; grazie per la sensibilità, la delicatezza, l’umanità ed il calore con cui sono state accolte ed esaudite tutte le più piccole richieste.
Grazie per i sorrisi costanti, che in un lavoro così difficile e duro non sempre si è capaci o in grado di elargire; grazie per il tè del pomeriggio, con quella fettina di limone in più che piaceva tanto.
Grazie per quella crema spalmata per alleviare e rinfrescare; grazie per aver cercato e trovato con pazienza, amore e senza dolore la vena che non si trovava mai; grazie per i massaggi alle spalle doloranti; grazie per aver confortato e consolato con le parole giuste noi familiari distrutti e disorientati.
Grazie per aver fatto tutto ciò che era nelle possibilità umane fare.
Assecondando ogni esigenza con pazienza avete accompagnato mio padre e tutti i pazienti che ho avuto il piacere di conoscere, verso la consapevolezza che il reparto di Oncologia di Viterbo restituisce dignità umana e rispetto a chi soffre.
Così il viaggio della speranza si è concluso… ma resta una certezza: esiste chi sa dare senza ricevere, esiste chi lavora utilizzando e privilegiando i valori umani.
Diana Martignoni