Riceviamo e pubblichiamo - Di fronte al grido di aiuto di un agricoltore che chiedeva tutela per la propria azienda, per la propria attività e per la salvaguardia economica di imprenditore agricolo (e non è il solo ad avere tali problemi, anzi è la voce di tanti), mi corre l’obbligo istituzionale e personale di intervenire sulla questione.
Con la risposta data in un comunicato apparso sulla stampa locale, la direzione della Riserva, invece di raccogliere il messaggio per affrontare il problema, non trova di meglio che incolpare chi, introducendo una razza di cinghiali altamente riproduttiva, non autoctona, è stato forse la causa di un assalto al territorio agricolo, alle colture, alla flora, alla fauna ed a tutto l’ecosistema del bosco.
Direzione che, quasi fosse un vanto, mette sul tappeto i 15.000 euro pagati di risarcimento in circa 400 ettari di terreni.
Ora, facendo una mera operazione aritmetica si scopre che tale somma corrisponde ad 37,5 euro ad ettaro. Si vuole, forse, dare l’idea che i danni siano irrisori, se non irrilevanti? Ma, sappiamo tutti che non è così, infatti dall’anno in corso la conciliazione e concessione dei terreni del demanio civico di Farnese renderà legale la richiesta di risarcimento danni anche da parte di quelle aziende che fino a ieri non ne avevano diritto e, pertanto, quella somma non è stata erogata per 400 ettari di terreno, ma per un numero decisamente inferiore.
Fatto questo che richiederà di destinare, nell’anno in corso, una somma molto più alta rispetto al 2007.
Credo giusto, equo, ma addirittura normale, che gli agricoltori abbiano la certezza che i danni ricevuti siano liquidati nella loro interezza ed il risarcimento, del danno riscontrato, dovrebbe tener conto anche della perdita avuta in termini di investimento economico.
La Selva del Lamone è stata sempre parte integrante nell’attività della comunità farnesana. La fruibilità del bosco, l’agricoltura, la pastorizia, i diritti di uso civico hanno instaurato un rapporto tra bosco e cittadini che, tramandato per generazioni, ha creato un legame inscindibile.
L’istituzione della Riserva Naturale ha inoltre comportato il divieto di caccia all’interno dell’area del parco, spezzando in questo caso una tradizione centenaria, anche se, inizialmente, la legge istitutiva riservava ai soli residenti del Comune di Farnese l’esercizio della caccia nell’area contigua alla riserva, mentre in seguito, con successiva modifica alla legge, ampliava il diritto a tutti i cacciatori iscritti all’Atc VT1, lasciando ai residenti la sola priorità di accesso.
Esiste poi un discorso ambientale dove la tutela del bosco non è di secondaria importanza e va perseguita e difesa con lo scopo e l’obiettivo di valorizzarne gli aspetti ambientali, storici e culturali affinché possa essere fatto quel salto di qualità, che rincorra l’obiettivo di dare maggiore spinta economica e sociale e diventare vero traino per l’intera comunità farnesana.
Le responsabilità di questa situazione forse sono vecchie ed hanno tanti padri, ed anch’io quale amministratore del Comune di Farnese mi prendo le mie, innanzi tutto per non aver colto interamente il problema, il malessere creatosi per una gestione, incapace fino ad ora, di dare risposte positive, concrete e possibili a quanto sopra esposto.
Lo sforzo, comunque fatto dal sottoscritto, insieme all’Amministrazione Comunale, nel cercare di interessare e coinvolgere gli Enti superiori quali Provincia e Regione, al fine di trovare una soluzione al problema, fino ad oggi non ha trovato uno sbocco positivo, nonostante la convocazione in data 11/01/08 di Consiglio Comunale aperto che aveva ad oggetto lo stato di calamità naturale e la situazione di crisi del settore ovino-caprino e dove è emersa anche una condizione relativa ai danni da fauna selvatica ed in particolare dai cinghiali, non più sostenibile.
Per questo fu richiesto anche di essere ascoltati dal Comitato Tecnico Faunistico e dalla Commissione Agricoltura della Provincia di Viterbo, con l’obiettivo finale di far indire un Consiglio Provinciale aperto, appositamente convocato, dove trovare soluzioni possibili, ma soprattutto, interventi preventivi ed in ogni caso adatti a garantire il reddito aziendale.
Per quanto sopra esposto ritengo doveroso, convocare una riunione alla quale saranno invitati i vari soggetti istituzionali, sociali ed i rappresentanti di associazioni siano esse di cacciatori, agricoltori o ambientalisti per trovare dei punti di sintesi atti a risolvere aspettative, richieste ed esigenze partendo, soprattutto dal dialogo con i miei concittadini.
Francesco Alloro
Assessore all’Agricoltura