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Le drammatiche immagini
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Il momento in cui vengono incendiati i capelli della vittima
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- “Se le famiglie ci lasciano da soli, è la fine”.
Parla Alberto Lupieri il preside della Pietro Vanni, la scuola media frequentata dal quindicenne cui in tre hanno bruciato i capelli e spento cicche di sigarette sulle braccia.
Intervistato da Repubblica, racconta che filmini sui cellulari, tra gli studenti ne girano.
“Ho idea spiega - di vietare i telefonini dal prossimo anno. Lei non sa quanti ne ho dovuti sequestrare. Di tutto, perfino video porno.
Li faccio vedere ai genitori e dico loro, vi rendete conto?”.
La storia è saltata fuori quasi per caso, con il passaggio via mms del video da un cellulare all’altro, fin quando non arriva a una mamma che lo ha mostrato al preside.
Lupieri torna a quel 17 aprile, quando viene a galla l’episodio di violenza e si ritrova faccia a faccia con la vittima.
“Tanto non li vedo più gli spiega il ragazzo non ci esco neanche con loro”.
E quando gli chiede spiegazioni di quelle bruciature al braccio, tenta di giustificarsi.
“Sono schizzate scintille dal camino”.
Invece si trattava delle conseguenze d’un rito d’iniziazione per entrare a far parte del gruppo “Questione di stile”.
Il racconto di Repubblica parla anche della ricreazione a scuola quando il caso è diventato di pubblico dominio. Non si parla d’altro nell’istituto che accoglie 540 ragazzi. “Meglio non averci niente a che fare”, è il parere di uno studente.
Il preside ha convocato il padre dell’unico arrestato. Ha sbuffato. Mentre davanti al capo della Mobile, Fabio Zampaglione, avrebbe imprecato contro la vittima che ha denunciato il figlio.
Il cronista raccoglie le voci di alcuni ragazzini. “Una volta hanno picchiato uno davanti ai cancelli della scuola raccontano non rispettano nessuno, nemmeno le ragazze”.
Ma adesso l’attenzione è per la vittima. A casa, circondato dall’affetto dei familiari.
“Proviamo a portarlo alla normalità racconta uno zio oggi è andato a scuola.
Mio padre lo ha portato a giocare a calcio. Con noi della vicenda non ha parlato.
E’ un ragazzo chiuso, timido.
Se penso a quelli che gli hanno bruciato i capelli mi viene una stretta allo stomaco. Non auguro il male a nessuno, ma vorrei che provassero anche loro quello che ha provato mio nipote.
La paura, l’umiliazione”.