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Il capitano Ciervo
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Per annientare la concorrenza aveva studiato un sistema più drastico. Incendiare l’esercizio commerciale concorrente i cui affari andavano a gonfie vele.
Con l’accusa d’incendio doloso è finito in manette D. C., 39enne di Vetralla, proprietario di un bar a Viterbo e con lui è stato arrestato dai carabinieri A. M. 49 anni, rom. Il primo è ritenuto il mandante, il secondo l’esecutore materiale di due attentanti incendiari al bar Crazy Horse in via Villanova, avvenuti nel giro di sei mesi l’uno dall’altro.
Il primo il 3 dicembre 2006, quando ignoti infransero la vetrina gettando nel bar bottiglie d’alcol, quindi appiccando il fuoco. Le fiamme si spensero senza troppe conseguenze. Ma il 17 maggio 2007, al secondo tentativo le fiamme distrussero completamente l’esercizio commerciale. Ingenti i danni al bar, che rimase chiuso per diverso tempo.
Subito scattarono le indagini da parte dei carabinieri, coordinate dal sostituto procuratore Franco Pacifici. Tre i filoni: racket delle estorsioni, ritorsione di qualche avventore o concorrenza illecita.
“Su quest’ultima pista dice Marco Ciervo capitano della compagnia carabinieri Viterbo le indagini hanno dato esiti inaspettati. Valutato il buon volume d’affari del Crazy Bar e gli orari d’apertura, sono stati monitorati esercizi con caratteristiche simili al bar oggetto dell’attentato”.
Tra questi, l’attenzione si è concentrata su uno nelle vicinanze, il cui proprietario, guarda caso era la stessa persona che aveva ceduto la licenza ai nuovi titolari del Crazy Horse. Nascono i primi sospetti.
“Sono stati notati continua Ciervo collegamenti tra il 39enne e un rom domiciliato a Vetralla. In particolare, contatti telefonici tra i due indagati, a cavallo dei giorni dell’ultimo attentato incendiario e un contatto a mezzanotte e mezza del 18 maggio, alcuni minuti dopo l’incendio”.
Controllando i tabulati telefonici, è venuta fuori che la chiamata dello straniero era partita proprio dalle vicinanze del bar. Successive intercettazioni telefoniche hanno fornito agli investigatori le prove che andavano cercando, fino all’ordinanza di custodia cautelare.
Il 39enne di Vetralla si era messo d’impegno nel boicottare l’attività concorrente. Oltre ai due attentati incendiari i carabinieri hanno scoperto un altro tentativo di danneggiare l’immagine del locale.
“C’è stata una segnalazione anonima ricorda Ciervo in base alla quale abbiamo fatto una perquisizione. Avevano segnalato spaccio di droga all’interno. In realtà abbiamo trovato solo bustine di creatina. Evidentemente messe lì appositamente per gettare discredito”.
I due sono finiti in carcere su ordine del Gip Gaetano Mautone e non è escluso che abbiano agito in concorso con altri.