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Sposetti tra i simboli delle sue liste
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Sposetti c’è. E a Viterbo ci mette la faccia.
Il candidato sindaco del Partito democratico scioglie ogni riserva e si presenta ufficialmente al via per la corsa a palazzo dei Priori. “Lo faccio ha spiegato in conferenza stampa con grande spirito di servizio. Potevo starmene tranquillo, con una candidatura certa alla Camera, ma mi è stato chiesto di dare una mano e io la darò”.
Un candidato non per caso. “Io non sono qui per partecipare anticipa ma per vincere”. Possibilmente con le sole forze del Partito democratico. “Possiamo arrivare al 51% - pronostica me lo dicono i responsabili del partito. Ce la possiamo fare”. Ma se i calcoli non fossero esatti e si dovesse andare al ballottaggio, Sposetti esclude accordi con l’Udc.
Non con la Sinistra l’arcobaleno. “Se Mezzetti precisa dovesse ottenere il 35% e io il 34%, direi che va sostenuta la sua candidatura”. Un implicito invito a fare altrettanto in caso contrario.
Ai viterbesi dice: “Hanno bisogno di sapere spiega che dal dopoguerra a oggi, questa è la prima gestione commissariale in Comune. Domandiamoci il perché. Dopo mesi di litigiosità, è tutto fermo e ora l’amministrazione non ha nemmeno un bilancio. Chi arriverà dopo troverà una città bloccata”.
Gabbianelli ha definito le sue dimissioni un gesto d’amore verso Viterbo. “Chi ama la città sostiene non la abbandona, fa la sua battaglia. Se tornassero a governare, sarebbero gli stessi. Sono quelli che fino a ieri non hanno discusso sul sindaco, ma sul direttore generale.
In sessant’anni, l’elemento che ha accomunato gli amministratori a Viterbo è stato il cemento. Quando hanno litigato, lo hanno fatto per il cemento”.
Mollando quando l’aeroporto sta diventando realtà. “Quando ci sono in ballo scelte del genere continua Sposetti ci si deve stare con la testa. Ricordo che nel 1981 in Provincia fu presentato uno studio di fattibilità per uno scalo che poi fu sottoposto al Ministero dei Trasporti. I film per realizzare l’aeroporto si deve vedere prima, non dopo”.
Invece, l’impressione di Sposetti è un’altra. “Si dovrebbe conoscere per decidere, ma ho avuto l’impressione che qui decidevano, per poi conoscere”.
Rifacendosi al suo slogan, Viterbo cambia. Ma come? “Ho maturato tanta esperienza prosegue in Parlamento, al ministero delle Finanze, come tesoriere Ds. Devo tanto a questo territorio e oggi, alla mia non giovane età vorrei restituire quanto mi è stato dato”.
Partendo da dove? “Viterbo dentro le mura è una bomboniere sostiene lavorandoci può cambiare aspetto. Sento parlare delle società comunali. Io le darei in mano a una società di revisori per una due diligence, quindi passando dal consiglio comunale deciderei il loro futuro. Devono rispondere a due requisiti: costi e benefici. Io questi ultimi non li ho visti.
Ovviamente grande attenzione all’aeroporto, ma poi c’è il Poggino. Quando se ne discuteva avevo i capelli neri. Non si può andare avanti così.
Poi pensate ai vantaggi per i cittadini se si razionalizzassero gli uffici, senza costringere le persone a spostarsi da un capo all’altro di Viterbo. Quando spende il Comune per questa dispersione?
Con la legge che abolisce le circoscrizioni, nei prossimi giorni presenterò una mia idea per le zone decentrate.
Infine, basta con il subire la vicinanza di Roma. Va vista invece come un’occasione. Viterbo si deve aprire al mondo. Chi ci vive lo fa già, il problema è chi governa la città”.
A sostegno di Sposetti due liste. Oltre a quella del Pd, anche una civica.
La campagna elettorale sarà lunga. Sposetti la comincerà dalle frazioni e avrà cinque comitati elettorali, a Bagnaia, San Martino, Grotte Santo Stefano, al Pilastro e nel cuore della città, in corso Italia.
Quartiere su quartiere, via per via. Perché forse stavolta Viterbo cambia.