Riceviamo e pubblichiamo
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- La FP C.G.I.L. è intervenuta ai massimi livelli per garantire il salario ai lavoratori della clinica “SALUS”, da tempo al centro della bufera.
In una situazione in cui la proprietà della clinica, aveva minacciato di sospendere gli stipendi ai lavoratori, la FP C.G.I.L. è intervenuta per ottenere dall’A.S.L. di Viterbo la garanzia di un anticipo necessario per pagare gli stipendi.
Questo in attesa dei fondi regionali, visto che parimenti lo sforzo congiunto dell’ASL e delle forze sindacali ha permesso di ottenere dalla regione l’impegno a garantire i soldi relativi agli ultimi mesi del 2007 e a tutto il 2008, necessari alla sopravvivenza della clinica.
Ma andiamo per ordine e riassumiamo gli antefatti.
La Regione Lazio, con il cosiddetto piano di rientro, concordato con il governo, necessario proprio per rientrare dal colossale debito lasciato dalla giunta Storace, con una delibera regionale nel giugno 2007 aveva dovuto decidere dolorosi tagli e riduzioni.
Rispetto alla provincia di Viterbo questo si traduceva tra l’altro, nella riconversione di posti letto della Cinica Salus, da ricovero per acuti, in Ospedale di Prossimità, una categoria d’ospedale volta a malati non impegnativi dal punto di vista clinico e alla cui gestione partecipano anche i medici di famiglia. In conseguenza di questa decisione non venivano più stanziati i fondi relativi alla SALUS.
La situazione della Salus era dal 2005 intanto mutata, in quanto i posti letto erano stati “affittati” (rilevazione dell’accreditamento, in termini tecnici) dall’ASL di Viterbo, che li utilizzava come un “prolungamento” dei reparti di medicina del Belcolle, ormai saturi anche per i protrarsi dei lavori di ristrutturazione dell’Ospedale.
La clinica non accoglie la decisione del piano di rientro, e fa opposizione allo stesso, presso il Tar del Lazio. L’Asl, prima si adegua alle decisioni regionali, poi di fronte alla sentenza del Tar del Lazio di sospendere momentaneamente gli effetti della delibera sul piano di rientro, riattribuisce logicamente alla clinica l’originario status di struttura provvisoriamente accreditata.
Da allora la situazione sembrava bloccata. La regione non recedeva dalla sua posizione, continuando a sostenere che la clinica doveva riconvertirsi secondo le indicazioni date e di conseguenza non inviava i fondi relativi.
L’Asl non aveva più rilevato l’accreditamento. I proprietari della Clinica insistevano (ed insistono) perché fosse mantenuto l’attuale assetto di struttura di ricovero per acuti. Ed i lavoratori? Come sempre, in queste situazioni, sono loro che rischiano di vedere ricadere sulle loro spalle le conseguenze dei conflitti altrui.
Alla fine, forse avendo esaurito il credito, forse come ultima arma di pressione, la proprietà della clinica ha dichiarato che dal prossimo mese non saranno più pagati gli stipendi ai dipendenti.
Qui si muove la FP C.G.I.L. che mantiene una sua linea coerente, non sempre condivisa dalle altre forze sindacali. La posizione è chiaramente a difesa dei lavoratori e del loro diritto al lavoro, ma distingue tra la loro condizione e quella dei datori di lavoro, cercando rispetto a questo, soluzioni concrete e praticabili.
Si è, di conseguenza, adoperata per garantire ai lavoratori il salario, nel rispetto dei loro diritti. E’ quindi riuscita ad ottenere dall’ASL la garanzia di un anticipo di fondi alla clinica, in attesa che arrivino i soldi della regione, che nel frattempo a sua volta ha garantito il pagamento alla clinica per gli ultimi mesi del 2007 e per tutto il 2008.
Questo nell’aspettativa che la clinica si adegui alle indicazioni regionali e formuli il suo piano di riorganizzazione.
Il successo della FP C.G.I.L. conferma la bontà di un’impostazione che, facendo l’interesse dei lavoratori, non si piega alle pressioni dei datori di lavoro.
Del resto nel quadro mutato della sanità attuale, i bisogni assistenziali si fanno sempre più chiari ed è difficile sostenere l’utilità di una piccola clinica che non evolve in nessuna delle direzioni possibili.
Attualmente le necessità di strutture di ricovero sono o per ospedali super attrezzati, con gli strumenti adeguati per la diagnostica e l’interventistica o per strutture agili, tipo “ospedali di famiglia”, adatti ad accogliere piccole patologie non facilmente gestibili a domicilio, ma che sarebbe esagerato trasferire in strutture più specialistiche, a loro volta non esenti da rischi.
FP CGIL VITERBO