Riceviamo e pubblichiamo - E’ ormai notizia diffusa che gli studenti del Liceo Scientifico A. Meucci di Ronciglione sono in rivolta: niente lezioni, blocchi stradali, assembramento davanti all’entrata della scuola. Ma che sta succedendo?
Forse hanno prevalso, sulla ragione, l’irruenza e l’impazienza giovanile, oppure un rigurgito del ’68 quarant’anni dopo, o magari la svogliatezza verso la scuola con la primavera incipiente, o altro ancora?
Però, però: se così fosse, negli anni, avremmo assistito ad un proliferare di iniziative di questo genere. Fa freddo? Si sciopera; fa caldo? Idem. Poiché così non è stato, allora vuol dire che questa volta è intervenuto un motivo serio.
Come genitore di due liceali ho chiesto informazioni e dettagli alle mie figlie, la prima al quinto, l’altra al quarto ed alla fine il mio giudizio è stato netto: avete ragione a protestare ed a portare la vostra protesta fuori della scuola. Infatti il motivo che ha scatenato la protesta sarebbe che il Provveditorato agli studi (adesso Csa), d’intesa con l’attuale dirigente del liceo, avrebbero deciso di sciogliere una classe, una terza, sparpagliare gli studenti nelle altre classi e tutto questo per tagliare le spese.
Così si otterrebbero due effetti: cambiamento dell’ambiente scolastico a metà corso di studi (insegnanti e compagni), che avrebbe di per sé un effetto negativo sul rendimento di tutti, “sciolti” e riceventi; in più si andrebbe a rendere ancora più numerose le classi riceventi, che già piccole non sono, con un altro effetto certamente negativo sul rendimento scolastico. Insomma a rimetterci e non poco, sarebbero i ragazzi.
Facendo una brevissima storia del liceo di Ronciglione, nato nel 1968, come succursale del liceo “Paolo Ruffini” di Viterbo, vorrei far notare che esso è sempre stato ospitato in strutture comunali, un antico palazzo nel centro storico, più altri locali, man mano che ingrandiva; l’amministrazione provinciale, in quarant’anni, non ha mai investito sull’edilizia scolastica a Ronciglione. L’unica volta che l’ha fatto è stato per restaurare un asilo nido comunale, fino a pochi anni fa inutilizzabile, per via di un contenzioso giudiziario.
Soltanto di recente, l’attuale Amministrazione Provinciale, ha deciso la costruzione di una nuova struttura in Via delle Vigne. La prima volta in quarant’anni! Ci auguriamo che finalmente la provincia restituirà il palazzo nel centro storico al comune, che potrà finalmente utilizzarlo per i cittadini di Ronciglione, com’è giusto che sia. Aggiungo tra parentesi che la provincia, per occupare l’immobile comunale, non paga neanche un centesimo di affitto al comune.
Allora, per concludere: Ronciglione ha già dato, con il liceo suddiviso in tre o quattro sedi, che risultano scomode, non adatte ad una scuola moderna, con i laboratori che certamente lasciano a desiderare. Se servono ancora sacrifici, questi non possono essere chiesti sempre agli stessi: si cerchi da qualche altra parte ed il Comune, per quello che può, si attivi in questo senso e sostenga le giuste ragioni degli studenti.
I ragazzi fanno bene a protestare, in modo civile (questo deve essere un obbligo assoluto) ma fermo, fanno bene a portare la loro solidarietà, la vicinanza di tutta la scuola ai ragazzi della terza, che vedrebbero in difficoltà, se non addirittura compromesso, il loro corso di studi.
E i dirigenti scolastici ascoltino con maggiore frequenza e con maggior attenzione il brulichio di questioni, anche se spesso caotiche e cariche di insofferenza, che provengono dal mondo giovanile: è l’unico modo per incanalare la protesta e, se c’è, il disagio, verso una crescita matura e responsabile.
Giancarlo Bianchini,
genitore ed ex sindaco di Ronciglione