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Gli studenti di Ronciglione a Viterbo
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- Non erano molti, ma si sono fatti sentire.
Questa mattina un centinaio di studenti del liceo scientifico Meucci di Ronciglione sono venuti a Viterbo per protestare contro il dirigente dell'Ufficio scolastico provinciale Romolo Bozzo.
Arma principale della protesta sono stati i fischietti che per un paio d'ore hanno fatto disperare i dipendenti dell'ex Csa.
Il motivo che ha scatenato la protesta dei liceali è la presunta soppressione della classe terza D. Una decisione che sarebbe stata presa dall'Ufficio scolastico provinciale, d’intesa con l’attuale dirigente del liceo, per razionalizzare le risorse.
La scelta però non è stata apprezza. E stamattina, dopo giorni di scioperi davanti all'istituto di Ronciglione, gli studenti accompagnati da alcuni insegnanti e dai genitori sono venuti nel capoluogo a far sentire la loro voce.
“Non vogliamo essere dispersi tra le varie classi dice una studentessa . Noi, quelli della terza D, dobbiamo rimanere insieme. Non si scioglie una classe a due mesi della fine dell'anno scolastico”.
Dello stesso avviso anche tutti gli altri liceali. A manifestare prima a piazza della Rocca poi a viale Triste sotto le finestre dell'Ufficio scolastico provinciale non solo i ragazzi della classe interessata dal provvedimento, ma anche tutti gli altri. “Per solidarietà dice un ragazzo ma anche perché potrebbe capitare a tutti”.
Quella che a prima vista sembrerebbe una semplice protesta per evitare la scuola, in realtà nasconde un malessere più diffuso.
“Il nostro liceo - continua uno studente - è suddiviso in tre o quattro sedi, che risultano scomode, non adatte ad una scuola moderna, con i laboratori che lasciano a desiderare. Sopportiamo tutto senza mai creare problemi ma i nostri sforzi non sembrano essere apprezzati. La dirigente per una presunta razionalizzazione delle risorse preferisce infatti compromettere i nostri corsi di studi”.
La manifestazione è iniziata alle 9.30 a piazza della Rocca dove i ragazzi hanno formato un piccolo corteo con in testa il loro striscione. Alle 10 erano tutti sotto l'ex provveditorato con i fischietti in bocca.
Il loro “no” alla decisione deve essere per forza entrato nelle orecchie del dirigente.