Riceviamo e pubblichiamo - Gentile direttore,
osservo quotidianamente il suo sito e mi congratulo per la globale impostazione dello stesso e la quantità di notizie fornite.
Da cittadino e da fiscalista, poiché questo è il mio lavoro, mi sento in dovere di "sfogare" un triste sentimento di indignazione nei confronti delle società preposte alla riscossione dei tributi.
Ho potuto vedere, nell'ambito del lavoro che svolgo, come molte persone oneste sono state costrette a chiedere prestiti a terzi per "fare la spesa" o provvedere al mantenimento dei figli.
Nel caso di un contribuente onesto e grande lavoratore, indebitatosi con l'Inps quando non aveva lavoro (l'Inps decorre ugualmente anche a reddito zero), abbiamo assistito al pignoramento della pensione minima della madre solo perché il conto era cointestato con il figlio.
E per finire, ma la lista degli eventi sarebbe assai lunga, la dolente faccenda di un rappresentante che, desideroso di pagare e levarsi vecchi debiti accumulati per difficoltà di famiglia, si è visto negare la rateazione perché nessuno faceva la fidejussione e dal quel momento è andato in depressione, finendo giù dal terzo piano. (vicenda nota, ma pochi sanno la verità).
Mi domando: perché coloro che non pagano le tasse in maniera dolosa e non hanno da perdere campano tranquilli e indisturbati? e perché quelli che hanno da perdere e sanno di avere da perdere, che hanno cercato di darsi da fare, ma senza esito, vengono strozzati da questo sistema?
La riforma delle esecuzioni, modificata da Tremonti e ferocemente attuata da Visco (i due peggiori ministri della storia italiana) porterà sul lastrico molte famiglie con tutto ciò che ne consegue.
Io credo che la stampa dovrebbe occuparsi in profondità di questo argomento.
Ritengo che è giusto pagare le tasse, ma è giusto pure avere una tutela di ogni mercato del lavoro che consolidi quelle posizione autonome divenute sempre più precarie negli ultimi anni. Ed è proprio quello che lo stato non considera.
Cordiali saluti direttore.
Gianfranco Piazzolla