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Ugo Sposetti
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Sposetti con Donatella Ferranti
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Riceviamo e pubblichiamo l'intervento di Ugo Sposetti pronunciato oggi in Provincia per la presentazione delle liste
- I sentimenti che sento nei confronti di tutti voi che, in maniera diretta o indiretta, avete contribuito ad avanzare la mia proposta a candidato sindaco della città di Viterbo sono forti.
Come, giustamente, hanno detto gli amici che mi hanno anticipato, avverto la responsabilità che mi è stata affidata.
Non vi nascondo che il modo con il quale ciò è avvenuto mi sostiene, mi dà forza nell'affrontare con serenità questo compito.
Ho accettato questa difficile e ambiziosa sfida perché ritengo che la politica buona è quella che ci mette la faccia, che ci mette il coraggio di combattere per il cambiamento. Accettare questa sfida significa più di ogni altra cosa dire qualcosa di diverso a questa città.
Vedete, a nessuno di voi sfugge che il ruolo degli enti locali è profondamente cambiato in questi ultimi anni.
Se prima gli enti locali erano soggetti istituzionali attivi sul piano della promozione dello sviluppo economico, della coesione sociale, della cultura, della partecipazione , ma dentro a un contesto dominato da uno Stato forte, oggi il quadro di riferimento è cambiato.
E’ cresciuto il peso dell’Europa e delle Regioni.
E’ emersa una centralità dei territori inedita.
Le città sono state costrette a ripensate se stesse: il loro ruolo, il rapporto fra loro, con la società civile, con le imprese, con il mondo.
Hanno dovuto ripensare il concetto di risorse da gestire, attivare, ottimizzare.
Se prima ogni città si fermava ai confini del proprio territorio ed era forte l’idea di fare ognuno per sé , oggi un’affermazione del genere farebbe ridere.
Si è fatta strada la logica del sistema.
Il rischio che ho riscontrato in questi anni, da persona che conosce questa città, è che questa consapevolezza a Viterbo si è persa, non è stata perseguita con la necessaria determinazione, vuoi per scarsa lungimiranza degli amministratori locali, vuoi per quel tasso di litigiosità tra i partiti e nei partiti che hanno governato la città in questi anni.
Essendo io un uomo di partito, non penso certo a limitazioni della dialettica politica.
Ma credo che in questi ultimi anni nella città di Viterbo si sia superato il limite. L’astratta discussione sulle competenze ha urtato pesantemente contro la vita reale.
Di fronte a misure che riguardavano e riguardano interessi che toccano tutta la città ( mense scolastiche, che riguardano i bambini; gestione dei servizi pubblici, che riguarda i contribuenti; aeroporto) non è prevalso il necessario senso di responsabilità.
Invece di parlare degli interessi della comunità, della città, si è parlato del futuro di questo o quell’amministratore.
La difficoltà più grande che ho riscontrato è quella di aver visto una città ripiegata su se stessa, spaesata, incapace di alzare lo sguardo, incapace di guardare con verità ai territori di riferimento.
Una città chiusa, non per colpa di chi la abita, ma di chi l’ha governata.
Una città che non ha saputo guardare a un orizzonte strategico, mettere in rete le principali risorse ( università, nuove imprese, realtà socio culturali ). Dimensioni diverse, che per tante ragioni sono destinate sempre più a sovrapporsi.
Una classe dirigente che ha promosso politiche generiche dell’asticella bassa, politiche del prender tempo aspettando che faccia bel tempo , politiche di aumento della spesa.
La forza delle città sta nel fatto di rendere questi rapporti non più separati e segreti, bensì collettivi e trasparenti .
Uscire dal palazzo per misurarsi con la complessità del territorio .
Credo di essere obiettivo se dico che questi concetti sono fortemente radicati in questa sala, nel popolo viterbese.
Cercheremo nei prossimi giorni insieme di trasmettere alla città le nostre opinioni programmatiche, con la serenità e la fiducia che derivano dalla consapevolezza dei problemi e dalla volontà concreta di affrontarli.
Il nostro compito è quello di dimostrare che siamo in grado di portare frutti nuovi e utili allo sviluppo, alla crescita, al cambiamento di questa città.
Non è questa l’occasione per fare l’elenco dei settori nei quali intervenire.
Questi anni hanno prodotto ferite gravi all’ impianto democratico di questa città e alla sua etica pubblica. E’ la prima volta che il consiglio comunale si scioglie.
Si è persa compostezza nell’esercizio di funzioni istituzionali.
Noi vogliamo contribuire a ricostruire un tessuto istituzionale e politico più saldo e condiviso.
Concludo questo mio saluto ringraziando tutti per la disponibilità data .
Ci aspetta una battaglia difficile ma non impossibile.
Non sarà facile per il centro destra coprire i fallimenti vecchi con promesse nuove .
Rivolgiamoci con serenità a questa città, con le nostre idee, il nostro linguaggio; con l’ottimismo e la fiducia che derivano dalla serietà dalla vera condivisione dei problemi.
Diamo ai viterbesi l’idea che possiamo farcela .
Cerchiamo di trasmettere tanta passione per il futuro. Il film lo dobbiamo vedere oggi, se siamo bravi attori e registi lo dobbiamo girare insieme alla città prima del 14 aprile.
Una città non sta insieme se non ha un progetto , se non ha un’idea del futuro.
Non sta insieme se non riesce a legare la quotidianità con missioni ambiziose .
Con questo stato d'animo, con questi sentimenti, sono lieto di questo incontro che penso non debba essere solamente un episodio isolato.
Servirà ritrovarci spesso in questo mese di campagna elettorale. Mi aiuterete a sentire, a capire meglio questa città .
Grazie per quello che farete, grazie per il vostro prezioso contributo, grazie per i vostri auguri che ricambio con tutto il cuore.
Ugo Sposetti
Candidato sindaco Pd