-La Regione Lazio con una nota dell’11 febbraio scorso, inviata a tutte le Ausl, ai Policlinici Universitari e a tutti gli ospedali, nonché a tutte le Associazioni e Federazioni di Volontariato dei donatori di sangue, ha emanato le raccomandazioni sulle procedure da adottare per la gestione delle attività di supporto trasfusionale a distanza delle attività medico-chirurgiche regionali.
In parole povere succedeva troppo spesso che, in caso di fabbisogno di sangue per interventi di alte specializzazioni, le strutture romane in particolare chiedevano agli interessati o ai loro familiari di trasferire direttamente presso i Centri Trasfusionali romani i donatori necessari per l’intervento stesso anziché provvedere, in caso di effettiva necessità, ad inoltrare la richiesta alla struttura trasfusionale di provenienza
Tutto ciò comportava non solo un falso incremento di donatori per la struttura romana, ma soprattutto una diminuzione per quelle di provenienza dovuta anche al fatto che molti donatori, per rendersi disponibili ad eventuali necessità di parenti e amici, non rispettavano più i tempi di programmazione della donazione abituale vanificando il costante impegno dell’Avis Provinciale e delle stesse sezioni comunali. In più i donatori Avis che si recavano a Roma venivano indicati non come “Avisini”, ma come semplici donatori occasionali.
Fin dal 7 dicembre 2007, l’Avis Provinciale aveva espresso, con una nota a firma dell’intero Consiglio e di tutti i Presidenti delle Sezioni Avis comunali all’Assessore alla Sanità Dott. Augusto Battaglia, la incresciosa situazione venutasi a creare a seguito delle richieste a dir poco improprie delle strutture romane precisando, tra l’altro, che Viterbo deposita ogni anno a Roma oltre 7000 unità di sangue prelevate ai donatori viterbesi.
Alla luce di quanto emanato con la nota regionale sopra citata l’Avis Provinciale vuole comunicare a tutti i propri iscritti che qualsiasi richiesta di donatori da parte di strutture laziali non è assolutamente giustificata in quanto tutte le strutture di ricovero debbono garantire il supporto trasfusionale richiedendo, in caso di necessità, l’eventuale fabbisogno direttamente alla struttura di provenienza dell’assistito o all’Avis di riferimento.