La sinizzazione tibetana non è principalmente dovuta ai fatti esposti da Gabbianelli, siamo noi occidentali che animiamo queste motivazioni.
I motivi sono ben altri, soprattutto: controllo delle risorse idriche, in Tibet nascono i tre fiumi più importanti di tutta l’Asia; posizione di dominio e osservazione, il Tibet è un fazzoletto di terra interposto tra i confini cinesi e di altre nazioni.
È troppo facile farsi prendere la mano, una mano influenzabile dalla sofferenza altrui, un dolore filtrato da migliaia di km, sofferenza resa viva da immagini e pensieri contaminati sia inconsapevolmente che volontariamente.
Tutto questo per far si che una persona qualsiasi con un minimo di autorità alzi la penna e dica sciocchezze, in buona fede ma pur sempre sciocchezze, le quali per assurdo provocano la reazione contraria ed aumentano le repressioni perché influenzano, senza conoscere né la cultura né la reale situazione, coloro che si sentono repressi o abbiamo fatto sentire repressi.
Lasciamo stare attacchi politici interni alla nostra Italia, se il sangue dei tibetani ci preme tanto, perché non notiamo che una volta versato ha lo stesso colore del nostro? se non lo vediamo allora forse abbiamo la vista corta.
Un proverbio cinese dice: “Un viaggio di migliaia di chilometri comincia sempre con un solo passo”, allora perché non facciamo un solo passo e iniziamo a curarci di quello che abbiamo a portata di mano?
Perché non riflettiamo e non ci rendiamo conto che anche noi italiani siamo criticabili per gli stessi motivi?
Non subiamo una modifica mentale e sociale quotidiana che potrebbe portare ad un cambiamento dei costumi di una nazione? Questa situazione non ha già portato e non porterà ulteriori enormi disagi a molti italiani?
Gli speculatori esistono ovunque e ne derivano molti disagi ma è il sistema che deve tutelare tutto questo partendo dal piccolo e non puntando il dito sul grande.
Come si può dire semplicisticamente che in Cina si dorme sul posto di lavoro, non c’è assistenza medica e i lavoratori non hanno diritti. (Vogliamo parlare dei diritti dei lavoratori italiani?) Siete stati in Cina?
Avete una preparazione socioculturale su questa nazione che vi permette di capire certe problematiche? Avete la più pallida idea di quanto sia grande la Cina e quanti abitanti ha? Su 1.300.000.000 (cinquecento milioni più, cinquecento milioni meno) quasi il 70% della popolazione sono contadini con un reddito annuo ufficioso di 350 euro pro capite, sappiamo fare i conti?
È vero, in Cina si dorme sul posto di lavoro in percentuale quanto si dorme in Italia, o forse il rapporto in Italia è più alto. È vero, la maggior parte dei cinesi non ha assistenza medica, ma se la nazione non è dotata di sufficienti infrastrutture, risorse umane e sistemi per assicurare a tutti questo servizio, sarà il caso di munirsene prima?
Per tutto questo c’è bisogno di molte mani, ecco che dalle campagne i contadini si trasferiscono in città per farsi operai, contenti di avere un salario, un’entrata minima ma fissa. Allo stesso tempo si cerca di fornire un sistema di riciclaggio idrico e fognario nelle campagne (sprovviste di tutto questo).
Una persona in media tira tre volte al giorno la catena dell’acqua del bagno, ogni “sciacquone” contiene minimo cinque litri, moltiplichiamo tutto questo per la popolazione cinese e vediamo quali numeri escono, questo per la Cina è un serio problema.
Le nostre affermazioni semplicistiche di condanna sortiscono l’effetto contrario in un paese che per forza di cose non è ancora pronto ad assicurare a tutti uno stile di vita egualitario, ma ci sta lavorando e bene.
L’ironia sta nel fatto che parliamo proprio noi che non riusciamo nello stesso intento, offrire un tenore di vita dignitoso per tutti i nostri connazionali, circa sessanta milioni contro i cento della sola provincia dello Hebei (dove si trova la municipalità di Pechino). Ora in Cina è inevitabile nel nome del benessere non causare disagi e dolori, questo è il debito da pagare per un futuro, si spera, migliore per tutti. La storia ci insegna che è stato sempre così.
Prima di parlare di libertà dovremmo essere noi, in teoria una nazione “evoluta”, totalmente liberi.
Lo siamo?
Uniamoci al dolore di chi soffre in qualsiasi parte del mondo ed alziamo tutte le bandiere che vogliamo, ma non giudichiamo e non condanniamo nessuno quando non conosciamo veramente una situazione e quando soprattutto anche noi, per certi versi, siamo giudicabili.
Riflessione:
1. Le tassazioni sui prodotti provenienti dalla Cina “forse” aumenteranno a tal punto da rendere il mercato cinese entro due anni al massimo tagliato fuori dal resto del mondo.
2. Le Olimpiadi sono un’occasione irripetibile per la Cina di rivalsa mondiale.
Poco tempo fa cominciano sistematiche discussioni di partecipazione alle Olimpiadi per vari motivi: sociali, inquinamento e di diritti umani.
Poi imprecise fonti cinesi dicono che il Dalai Lama incita alla rivolta ma non al boicottaggio delle Olimpiadi.
Con arrivo in totale anonimato Bjork alla fine del suo unico concerto in Cina dice: “Tibet innalza la tua bandiera…”.
Di colpo insorge la rivolta in Tibet.
Inevitabile repressione con vittime.
Inevitabile eco mondiale che condanna la Cina: non rispetti i diritti umani! Ora la Cina è vulnerabile.
Forse è un pretesto economico e non etico e morale?
Forse c’è una regia in tutto questo?
Buona riflessione e buon lavoro a tutti
Giacomo De Angelis