Riceviamo e pubblichiamo - “Ridicoli, inconsistenti e falsi”. Così il gruppo dirigente della Rosa Bianca definisce i rilievi esternati dall’ex segretario dell’Udeur di Viterbo, Adriano Santori, nei confronti di un gruppo di persone che hanno condiviso valori e ideali dai quali, evidentemente, lui risulta estraneo.
“Nel suo contorto tentativo di arrampicarsi sugli specchi, per cercare di giustificare l’annunciata adesione al Pd, questo signore non esita a sputare, politicamente parlando, nel piatto in cui fino a ieri ha mangiato, in un frullato di luoghi comuni e di valutazioni distorte, che danno la cifra del personaggio in questione.
Non si ricordano infatti suoi particolari furori moralizzatori nei confronti di chicchessia, quando il gruppo dirigente che lui oggi biasima così duramente lo designò, con la ratifica di un congresso provinciale, quale segretario di un partito che condivideva esperienze di governo a livello provinciale, regionale e nazionale, e al quale, da quel momento in poi, si è rivolto sovente per questioni che con la politica avevano poco a che fare.
Allora Carneade-Santori non schifò il fatto di essere coinvolto in un progetto del quale, per altro, da quel momento in poi, è stato sempre reso partecipe. Forse oggi giudica fallimentare quella esperienza, perché da allora le sue ambizioni personali sono lievitate, di pari passo con una certa propensione all’autocompiacimento.
Ma quello che lui chiama con una certa sufficienza “gruppo Regino” ha sempre respinto questa logica, in nome di una totale e completa condivisione di principi e valori che rifuggono tale atteggiamento, privilegiando il coinvolgimento assoluto di ognuno. Magari è stato questo a deluderlo.
Quanto alla questione Sposetti, si faccia un bagno di umiltà, il signor Santori, prima di tranciare certi giudizi, e si ripassi un po’ della storia politica e amministrativa di questa provincia, che certo non si apprende dai pensatori a cui lui si rivolge. Imparerebbe, allora, che tra Regino Brachetti e Ugo Sposetti esiste un lungo e consolidato rapporto di amicizia, che in questo caso ha portato anche ad un’intesa politico-amministrativa, sulla base di un comune progetto per la città di Viterbo.
Se qualcosa di fallimentare c’è stato, in definitiva, in questa esperienza, è l’aver riposto delle aspettative nei confronti di un personaggio che alla prima occasione è sceso dal carro sul quale aveva mostrato di salire con estremo piacere e senza nessuno sforzo. Un individuo che non avendo il coraggio di sostenere fino in fondo alle proprie azioni, cerca anche di confondere le acque giustificandosi con sproloqui cervellotici e privi di senso.
Ma, del resto, è noto: se uno il coraggio non ce l’ha, non se lo può dare”.