Riceviamo e pubblichiamo - Non ho chiesto un sondaggio sugli orientamenti di voto, bensì un’analisi degli atteggiamenti dei cittadini rispetto a quello che la città sta dando loro.
La nostra richiesta è di votare per un progetto. In tal senso, lo studio condotto da Roberto Weber, presidente dell’istituto di ricerca Swg, su campioni rappresentativi della popolazione serve a registrare il polso della città, capire come i cittadini la vivono, per individuare gli interventi da intraprendere.
Un contributo di grande innovazione, che spero possa risultare utile, non solo in campagna elettorale.
Quello che emerge è l’esigenza diffusa di una discontinuità rispetto al passato. Fra i viterbesi, come mostra il sondaggio Swg, cresce l’attesa che le cose cambino.
C’è il desiderio di un’evoluzione dell’amministrazione cittadina, che punti sulla valorizzazione del territorio, l’adeguamento delle infrastrutture, ma soprattutto su alcune ipotesi di sviluppo della città come la riqualificazione del centro storico.
La modernità passa per la messa a punto dell’antico. Così l’aeroporto non è un bene o un male di per sé, ma rappresenterà una grande occasione se verrà declinato in modo da avere concrete ricadute sulla città.
I viterbesi vogliono essere coinvolti nell’amministrazione della città.
Creare una consulta, che raccolga le eccellenze di Viterbo, per accompagnare le attività del Comune, coinvolgendo il meglio delle risorse umane.In caso contrario, continueranno a confidare solo in se stessi, nella propria famiglia, nella propria comunità. E la città resterebbe incollata all’interno delle sue mura.
Ecco, la città deve tornare luogo di vita e di relazioni. Punto di raccolta di servizi, culture e identità.
Difficile riconquistare Viterbo ai cittadini, se prevalgono risposte inadeguate da parte dell’amministrazione designata a guidarla.
L’albero della città il sindaco sinora lo ha affidato alle cure di mani troppo interessate o inesperte. Provate voi a piantare un albero in un vaso. E provate a farlo al buio. Pensate possa crescere rigoglioso? No, non può, e così è stato a Viterbo.
Dalle risposte raccolte, risulta che la ricerca avanzata sui sistemi di produzione e sulla valorizzazione di alcuni prodotti può essere realizzata alla condizione di una migliore qualità urbana, sia nelle forme materiali della città sia in quelle immateriali, a partire dalla cultura.
I cittadini valutano chi amministra in base a come percepiscono la loro condizione e quella del contesto in cui vivono. In base al futuro che immaginano. Il loro è un giudizio impietoso, proprio perché costruito sulle esperienze quotidiane.
Nessuna fiction, quindi, per quanto ben allestita, è in grado di convincerli che:
I servizi pubblici funzionano
Le spese per il welfare sono paragonabili a quelle delle altre città d’Italia
Le imposte locali che versano sono adeguate
Il degrado di parti della città non esiste
Non voglio contrapporre all’illusione di una Viterbo autosufficiente, che “ può fare da sola”, quella di una Viterbo inefficiente. Voglio provare a spiegare ai cittadini che la Viterbo reale è vicina alle città più dinamiche della nostra nazione, per risorse, per capacità economiche e sociali.
Voglio cercare di convincere i viterbesi che a questa città serve una “buona” politica. E che la nostra è la migliore proposta di governo per la città. La nostra è la proposta che fa il bene della città.
Prendiamo l’urbanizzazione: gli interventi sono dilagati ovunque. Gli strumenti urbanistici adottati ad oggi portano avanti progetti slegati da una strategia complessiva . Tutto questo ha lasciato sul terreno dei gravi problemi da risolvere, come quello dei trasporti e della mobilità
Alimentati da logiche immobiliari e immobiliariste scomposte, senza logica: un reticolo di quartieri residenziali che crescono in maniera disordinata intorno a un centro storico dalle enormi potenzialità non colte. Quartieri che non trasmettono identità, non promuovono relazioni, non offrono servizi.
La città e il suo territorio sono state in questi anni affrontate, come fossero due identità separate.
Se è vero che il racconto di una città contribuisce a costruirla, al pari dei suoi costruttori, ci troviamo di fronte a un racconto modesto. Anche perché le forme dell’architettura non hanno solo una funzione pratica, ma comunicano anche messaggi .
Il modello di sviluppo necessario, come emerge dall’analisi di Swg, è quello multifunzionale che lega insieme agricoltura, ambiente e alimentazione. Misure ambientali, territoriali e urbane orientate alla qualità e alla vivibilità dei luoghi, valorizzando il patrimonio artistico e dotandosi di servizi pubblici efficienti.
Rafforzare l’identità della città, cogliere le opportunità grazie alla capacità di osservare, intercettare e interpretare i flussi e le dinamiche che attraversano e orientano la società. Siamo chiamati a promuovere il turismo di qualità e non a rappresentare burocraticamente e asetticamente l’esistente.
Il territorio, la sua conservazione e valorizzazione sono una grande opportunità, fattore di attrazione e di identificazione forte, piuttosto che un limite dello sviluppo. Le potenzialità del capoluogo sono davanti agli occhi di tutti, è giunta l’ora di saperle valorizzare. L’avvio, quindi, di una nuova stagione politica, in cui amministrare significhi anche dotarsi di professionalità riconosciute, creando un clima di collaborazione aperto ai contributi esterni.
Comitato Ugo Sposetti sindaco