Riceviamo e pubblichiamo - Spettabile signor Makovec,
Ho notato alcune imprecisioni che le segnalo e soprattutto, non mi è chiaro uno dei punti della sua "verità" sul Tibet.
Le premetto che mi rattrista molto che ad un popolo sia sottratta dignità e sovranità, vale per il Tibet, come per la Palestina e per ogni altra terra sotto occupazione militare.
Anche se per fortuna i tibetani, senz'altro sofferenti, non sono chiusi in delle enormi gabbie collettive, tali sono Hebron, Jenin, Gaza... dove manca tutto a cominciare dall'acqua potabile e i farmaci base per l'assistenza della vita umana.
E' senz'altro deprecabile che la Cina stia programmaticamente modificando la composizione etnica di un territorio occupato.
Ciò contravviene senz'altro alla convenzione di Ginevra, ma soprattutto a qualsiasi attesa di pace futura per questi popoli, compresi gli occupanti. Altrettanto però vale in Palestina, in Kurdistan (sotto l'occupazione dei "quasi europei" turchi), nel Sahara Occidentale, ma anche nel Kossovo "albanesizzato" dalla fuga dei Serbi a seguito dell'occupazione della Nato.
Ora però, caro signore vengo alle imprecisioni che ho notato. Innanzitutto, contrariamente a quanto riportato da lei, il Pci ruppe con l'Urss proprio a seguito della repressione cecoslovacca del 1968, ricorda Berlinguer?
I tibetani, in oltre, 50 anni fa hanno (comprensibilmente) reagito con le armi all'attacco cinese: tanto non violenti non erano e non sono, monaci inclusi: ci sono tante testimonianze, anche fotografiche, che lei non può non conoscere.
Le premetto che chi cerca di fermare un carro armato con un semplice mitragliatore a me suscita una personale ammirazione, che è a monte di qualsiasi considerazione politica.
A me poi risulta che la teocrazia Tibetana non fosse esattamente il paradiso terrestre e temo proprio che non mi sarebbe piaciuto viverci, come non amerei nemmeno sottostare ad altre forme di totalitarismo di qualsiasi segno, incluso le pseudo-democrazie di cui è pieno il mondo.
Inoltre mi pare che in questi giorni ci siano vittime anche tra i civili cinesi, d’altronde tutti vediamo in tv le immagini delle devastazioni di case e negozi (cinesi), e non credo che chi abita quelle case faccia una bella fine se non si sbriga a scappare all'arrivo di una folla, che pur avendo le sue comprensibilissime ragioni, è e rimane una folla inferocita.
Ora se vuole la colpa delle violenze contro cinesi, la possiamo pure “scaricare” sul governo cinese (tutt’altro che innocente), ma che a finire linciato sia un cittadino inerme non dovrebbe comunque piacerci per niente, o no?
Per venire a temi più generali, che mi pare facciano da sfondo al suo ragionamento, le faccio notare che non c'è bisogno certo del comunismo per fare guerra, semmai (secondo me) è vero il contrario.
Tant'è che dalla caduta del Patto di Varsavia, i conflitti sono aumentati sensibilmente per numero e qualità in tutte le parti del globo.
Per quanto un imperialismo rosso è esistito, pensiamo alla primavera di Praga o all'Afghanistan, è pur vero che in Corea e in Vietnam sono stati gli Usa, democratici e repubblicani, a fare circa 5 milioni di morti.
Da meno non sono stati i "servizievoli" dittatori, che gli Usa e il capitale internazionale hanno disseminato per il pianeta, come Saddam Hussein o come Suharto che fece circa un milione di morti tra Indonesia e Timor Est. Dopo l'89, non ne parliamo nemmeno, ad aver insanguinato il pianeta non è certo stata la Cina comunista.
Ma poi siamo proprio sicuri che la Cina sia così “comunista”? Perché in tal caso, come lei ha osservato, cosa ci stanno a fare laggiù i maggiori e peggiori calibri del capitalismo internazionale, italiani inclusi?
Io e lei, come la stragrande maggioranza degli abitanti del pianeta non ci riempiamo la saccoccia dalla apertura della Cina alla globalizzazione capitalista, quindi non abbiamo renitenze verso la questione tibetana, magari come dice lei, gli imprenditori e i loro rappresentanti politici che (aggiungo io) vanno dal Pd fino al centrodestra, qualche remora in più ce l'hanno...
Immagino e comprendo che non abbia gran simpatia per i comunisti (probabilmente me compreso), ma è pur vero che da un lato dimostra di conoscere poco chi detesta, dall'altro sopravvaluta forse la portata del comunismo come fenomeno storico.
Le guerre esistevano prima e oltre alla storia dei comunisti e ora che il polso dei comunisti è debole, la situazione è pure decisamente peggiorata: veda i rapporti dell'Alto commissariato per i rifugiati o delle organizzazioni umanitarie.
Convinto della sua buona fede, le auguro buon lavoro e buona lotta.
I miei saluti
Riccardo Fortuna (comunista non meno che libertario, al pari del partito nel quale sono impegnato).
P.S.
Non ho capito proprio al suo punto 5, se il Dalai Lama si convertisse al sionismo cosa accadrebbe?