Riceviamo e pubblichiamo -
Ritengo indispensabile evidenziare i dubbi, le perplessità e le vere e proprie contrarietà che da più parti si manifestano sulla decisione di realizzare a Viterbo il secondo scalo aeroportuale del Lazio. Come per ogni scelta che incida su una comunità credo che sia infatti doveroso valutarne pubblicamente costi e benefici.
Fino ad oggi i pifferai magici, avvalendosi anche degli effetti speciali che le loro ingenti disponibilità finanziarie gli consentono, hanno cercato demagogicamente di incantare l’opinione pubblica sostenendo le magnifiche sorti e progressive a cui la città sarebbe destinata con la realizzazione di quest’opera e tutti gli altri candidati a sindaco intonano lo stesso coro o, al più, mantengono un ambiguo silenzio. Forse è opportuno chiedere di posare i pifferi della demagogia e ragionare seriamente, fuori dal coro.
Si parla di un aeroporto che dovrebbe assorbire tutto il traffico attuale di quello di Ciampino (il quale è destinato ad essere chiuso in quanto troppo a ridosso del centro abitato) e sostenerne un aumento: si dice fino a quindici milioni di passeggeri all’anno, quindi con centinaia di voli e con decine di migliaia di passeggeri al giorno.
Mi risulta che l’individuazione di una tale struttura dovrebbe essere operata a mezzo di un programma predisposto dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, d’intesa con i ministeri competenti e le regioni o province interessate e inserito, previo parere del Cipe e previa intesa della Conferenza unificata, nel Documento di programmazione economico-finanziaria, con l’indicazione dei relativi stanziamenti.
Ma non mi risulta che ad oggi, in effetti, di un tale programma ve ne sia traccia. Proprio in questi giorni abbiamo davanti agli occhi il fallimento dell’hub di Malpensa, che ha visto tra le sue cause la difficoltà dei collegamenti con Milano: quali certezze ci sono che le risorse possano effettivamente rendersi disponibili per lo scalo di Viterbo?
Peraltro le direttive europee e il codice dell’ambiente prevedono che i programmi ed i piani inerenti il sistema dei trasporti devono essere sottoposti a Valutazione ambientale strategica (VAS): come si fa a valutare un programma che non esiste?
Non mi risulta esservi tanto meno uno studio di fattibilità relativo all’apertura al traffico civile dell’aeroporto di Viterbo e se esiste, non è stato certamente reso pubblico. Perché solo così si possono in effetti valutare i costi e pervenire ad un progetto che possa essere a sua volta sottoposto a Valutazione di impatto ambientale (VIA) e sanitario (VIS).
Sul piano ambientale credo che sia necessario esaminare accuratamente che cosa significhi realizzare un grande aeroporto a due chilometri dal centro storico, in piena area termale: credo sia giusto che i cittadini sappiano che alcune scelte possono risultare alternative tra loro, come nel caso in cui il territorio che doveva divenire parco termale potrebbe finire per diventare l’area a ridosso dello scalo.
Siamo davanti a un bivio tra due modelli di sviluppo, dobbiamo scegliere consapevolmente quale strada intraprendere. Le valutazioni di alcuni seri e autorevoli medici rese note in questi giorni ci richiamano poi al rischio ambientale e sanitario di un pesante inquinamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico e dovrebbero far riflettere sulla necessità che siano rispettate tutte le procedure poste a garanzia della salute e del territorio.
A questo punto chiedo a tutti i miei competitori elettorali: sostenete la necessità di rispettare le direttive comunitarie e le leggi italiane o credete necessario trovare scorciatoie e scappatoie per eluderle? Siete sicuri che siano reperibili le risorse per realizzare le infrastrutture di collegamento allo scalo? E siete consapevoli che se non ci fossero tali risorse si abbatterebbe su Viterbo una richiesta di mobilità enorme che non si sarebbe di grado di gestire?
Come pensate che un turismo low cost, per sua natura “mordi e fuggi”, sottragga tempo e risorse alla meta romana per ricadere positivamente su Viterbo? Non è assai probabile che il percorso Viterbo-Roma diventerebbe, per questi turisti, una sorta di “corridoio di Danzica”, come lo è, ad esempio, il tratto Orio al Serio-Milano? Come potranno beneficiarne le imprese locali nel quadro di appalti di rilevanza europea, gestiti dalla società che gestisce Ciampino?
Ci chiediamo per quale motivo le popolazioni di Ciampino, Marino, della periferia romana insorgono perché vogliono liberarsi al più presto dall’incubo dei rumori e dell’inquinamento prodotto dagli aerei? Siamo consapevoli che proprio in questi giorni è stato denunciato che infiltrazioni di criminalità organizzata si addensano sulla Tuscia e già lo stesso Prefetto aveva avvertito l’opportunità di richiamare il suo ruolo di vigilanza sulla legalità degli interventi per la realizzazione dell’aeroporto?
Non esiste un ambientalismo del sì e un ambientalismo del no: dovrebbe esistere piuttosto una consapevolezza comune che non è sempre oro quel che luccica, salva la prova contraria.
Prova che, ad oggi, nessuno ha in realtà potuto fornire.
Enrico Mezzetti
Candidato sindaco de la Sinistra, l’Arcobaleno Viterbo