Riceviamo e pubblichiamo
- Se la scorsa e chiacchierata gestione mense scolastiche è nota per non aver saputo fornire un servizio all’altezza della situazione, quella di quest’anno, divisa in due semigestioni (metà primo periodo e metà ultimo periodo dell’anno) non brilla per qualità e il risultato è il medesimo dello scorso anno: di far saltare i pasti quasi sempre alla maggiori parte dei nostri bambini, che in genere non sono viziati come qualcuno ha avuto l’ardire di sostenere pubblicamente lo scorso anno.
Chi scrive è un genitore, piuttosto stanco di confidare inutilmente in un servizio pubblico carente e di aspettare invano che la scuola ci informi di quello che succede al suo interno (come lo scorso anno, siamo arrivati a marzo e cominciamo a intuire seriamente che qualcosa non va).
E, come lo scorso anno, sono di nuovo a chiedere che mi sia offerta la possibilità di decidere da me (da noi) come far mangiare mia figlia (i nostri figli).
Perché non è giusto che, per la sventurata idea di aver scelto il tempo prolungato (che credevamo “pieno”), dovessimo imporre ai nostri figli un servizio pubblico scadente.
E, se sulla scelta del tempo prolungato ci è difficile tornare indietro adesso, ci sia almeno consentito scegliere che cosa far mangiare ai nostri figli ricorrendo ad un servizio autogestito e regolarmente autorizzato (per avere i permessi di preparare pasti caldi e perché abbia l’accesso nella scuola da parte delle istituzioni scolastiche allo stesso modo del servizio proposto dal comune).
Al di là delle considerazioni ovvie sulla presa di coscienza che una città capoluogo di provincia non sembri essere in grado di fornire un servizio mensa che offra garanzie di qualità e che sappia distinguersi in qualche modo da un “servizio mensa dei poveri” di varia letteratura, mi sembra doveroso sottolineare quale grave danno anche sull’educazione stiano ricevendo i nostri figli, che stanno crescendo con l’idea radicata che le istituzioni (senza i distinguo che sanno fare solo gli adulti) sono contro di loro.
Se a scuola mangio male, pensano giustamente, la scuola è marcia (difficile spiegare loro che la scuola è una cosa e che la mensa è un’altra, anche a volerne essere convinti noi stessi come genitori e cittadini… e sinceramente non lo siamo).
E’ un peccato che i cittadini di domani debbano così presto prendere coscienza del fatto che dietro la fornitura di un servizio pubblico non vi sia l’immediato obiettivo di dare un pasto caldo (oggetto del servizio).
E, nel loro costruire un ragionamento elementare, i nostri bambini non trovano conforto né nella scuola, che lo scorso anno aveva in qualche modo caldeggiato, se non proposto, lo sciopero del panino (di fronte alla nostra richiesta di chiudere le porte in faccia a chi forniva quel tipo di servizio) e che quest’anno invece tace.
Né nei rappresentanti di classe, più volte sollecitati a scrivere del problema; né in chi dovrebbe essere preposto ad un controllo diretto sulla gestione mensa (sembra che i controllori ancora non siano stati nominati… e siamo a marzo).
Invito pertanto tutti i genitori sensibili al problema (non solo quelli che fuori la scuola sento lamentare della mensa) a contattarmi preferibilmente per e mail, allo scopo di costituire un comitato che chieda l’autorizzazione alle scuole di autogestirci il servizio mensa (dando le opportune garanzie che il servizio sia fornito da esercenti autorizzati), che pagheremo da noi e, in caso di rifiuto delle scuole, ad intraprendere le dovute azioni nei confronti di chi ci costringe ad usufruire di un servizio che, a detta di tutti (o di molti), è scadente anche quest’anno, almeno a partire dal mese di dicembre.
La mia mail è giuridicant@iol.it - Tel. 3383009487 (non sono un avvocato e non ho interessi diversi da quelli di tutelare mia figlia nell’alimentazione fuori casa).
Se il problema esiste (e ne sono convinto tanto da espormi in prima persona) contattatemi numerosi… sennò è inutile parlarne fuori dalle scuole quando si stanno aspettando i figli, per portarli di corsa far merenda!
Giovanni Firmani