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Il parco dell'Arcionello - Il corsivo di Meroi
Serve una sintesi tra Regione e Comune
di Marcello Meroi
Viterbo - 24 novembre 2008 - ore 1,35

Marcello Meroi
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- Il 21 novembre il Consiglio Comunale ha approvato la proposta di perimetrazione del parco dell’Arcionello, così come già individuata nell’allegato alla delibera con la quale lo stesso consesso nel 2006 accolse l’omonimo Piano integrato.

Nel dibattito di questi giorni alcuni consiglieri hanno eccepito che la delimitazione della riserva naturale si sarebbe dovuta definire contestualmente all’assenso dato al piano.

In realtà tale procedura sarebbe stata del tutto errata, in quanto l’individuazione dell’area protetta e la delimitazione dell’intervento edificatorio sono due aspetti del tutto diversi, che non si sarebbero potuti affrontare nell’ambito di uno stesso atto.

Certo è che il parco dell’Arcionello nasce obiettivamente da una mediazione lunga e difficile tra gli imprenditori che hanno proposto l’intervento edilizio e le molte associazioni ambientaliste, rappresentate in primis dal comitato “Salviamo l’Arcionello”.

Il suo presidente Antonello Ricci riuscì, con un’azione intelligente e soprattutto propositiva, attraverso una campagna informativa massiccia fatta anche di passeggiate in loco unite a momenti culturali e con il coinvolgimento di realtà molteplici, a far riflettere sull’importanza di realizzare sì un’area destinata a verde, ma soprattutto una grande zona protetta realmente fruibile dai cittadini, in una delle zone più belle della città.

Al di là del “gioco delle parti” e soprattutto delle posizioni ufficiali assunte in consiglio comunale al momento dell’approvazione della delibera del 2006, tutti perfettamente erano a conoscenza di una circostanza, semplice, ma assolutamente ovvia: la realizzazione del parco è in ogni caso collegata alla possibilità di un intervento costruttivo, certamente il più possibile limitato, ma comunque da realizzare.

Solo attraverso il corrispettivo versato dai privati e la cessione al Comune di aree da preservare, sarà possibile rendere veramente concreta la riserva.

Se ovviamente come tale si intenda un’area di grandi dimensioni, ma comunque attrezzata: con spazi per la cultura, con idonee attrezzature destinate ai fruitori, con strade interne ben mantenute, con tutto quello di cui un moderno parco necessita.

Senza tutto questo allora di parco non si potrebbe parlare, dovendolo invece definire, come oggi certamente è, un’area incontaminata, ma altrettanto inutilizzabile e di difficile accesso.

Non mi addentro nella polemica politica sull’argomento, perché credo che i lettori ben ne conoscano ogni aspetto.

Mi limito però a ribadire, come ho precisato nel mio ultimo intervento in Consiglio, che reputo profondamente sbagliato il teorema che sempre associa la attività imprenditoriale nel campo dell’edilizia, anche quando legittimamente proposta e correttamente realizzata, ad una sorta di vulnus all’ambiente, di sfregio permanente all’equilibrio naturale.

E’ un’interpretazione che credo debba essere rimossa e sostituita da un giudizio più attento e scevro da ideologismi.

Dice bene Ricci, proseguendo coerentemente con la linea tracciata all’inizio di questa avventura, quando afferma che ovviamente preferirebbe un parco senza interventi edilizi, ma... comunque un parco.

Una considerazione che è semplice quanto logica e proprio perché tale meritevole di essere sostenuta.

Certo, il problema è anche di grande rilevanza politica.

Nel 2006 un intervento, quello del piano integrato, votato da una maggioranza che vedeva proprio un esponente dell’Udc alla guida dell’assessorato comunale all’Urbanistica e Gigli che nella Sala d’Ercole espresse sullo stesso il proprio voto favorevole.

Oggi la stessa forza politica che proprio attraverso il suo leader locale presenta in Consiglio Regionale una proposta di legge di fatto modificativa di quella scelta.

A chi sostiene che il Comune avrebbe dovuto attendere gli sviluppi della vicenda e la probabile approvazione della proposta di legge Gigli-Parroncini, va ricordato che è l’ente locale a sovrintendere alle scelte di politica urbanistica e che questo, oltre che un diritto, è un suo preciso dovere.

Questo abbiamo fatto, con responsabilità e grande serietà.
Alla politica ora si chiede, ed è questo che tenteremo per parte nostra di fare, di trovare una sintesi, un punto di incontro, un anello di congiunzione tra le tesi di Comune e Regione per poter rendere concreto quel parco.

Abbiamo già sollecitato due volte la conferenza di servizi per parlare di piano integrato ed oggi di perimetrazione della riserva.

L’utilizzare questa grande occasione per un braccio di ferro tra istituzioni o peggio, per uscire da situazioni politiche difficili o per consolidarne di migliori, sarebbe un errore gravissimo ed un affronto che questa città non meriterebbe.

Marcello Meroi

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