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Aeroporto - Il corsivo di Meroi
E se i londinesi venissero a fare shopping a Viterbo...
di Marcello Meroi
Viterbo - 20 ottobre 2008 - ore 1,30

Marcello Meroi
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- Da più di mezzo secolo Viterbo paga un prezzo elevatissimo in termini di mancato sviluppo, per la carenza assoluta di infrastrutture di collegamento che la hanno fatta piombare nell’isolamento in cui si trova.

Scelte strategiche e culturali sbagliate (quella dorata solitudine che si favoleggiava la potesse preservare da contaminazioni negative provenienti dalla Capitale), ritardi accumulati, inabilità a finanziare progetti di largo respiro, incapacità della politica a dare risposte decisive.

La scelta coraggiosa e che a molti appariva un po’ folle e di impossibile realizzazione quale quella dell’aeroporto, di un’opera che appare ancor più futuribile e moderna di qualsiasi ferrovia, superCassia o metropolitana leggera, potrebbe invece essere la vera chiave di volta per modificare, ed in meglio, la nostra città.

Uno strumento di transito per milioni di passeggeri che andrebbe a sostituire lo scalo di Ciampino e renderebbe Viterbo grande attratttrice di interessi imprenditoriali, sviluppo, turismo, capacità progettuali.

Una scelta importante che ha fatto riscontrare la quasi totalità dei consensi dei cittadini alla sua realizzazione, registrando la condivisione di larghissima parte degli schieramenti politici, ma che altresì vede impegnata una minoranza molto agguerrita a combattere per evitare che l’aeroporto si faccia a Viterbo.

Il problema va posto con grande chiarezza: lo scalo aeroportuale non deve essere certo visto come una striscia di asfalto sulla quale transitino centinaia di aeromobili il cui unico scopo sia quello di traghettare da un velivolo all’altro miriadi di passeggeri.

Se così fosse, l’aeroporto non si dovrebbe fare. Non sarebbe utile né alla Città, né al suo sviluppo.

Ma l’idea progettuale che sottende la volontà di veder realizzata questa infrastruttura è profondamente diversa.

La crescita di Viterbo può essere reale solo se si saprà far transitare in città e nella sua provincia, nei suoi magnifici luoghi, nei suoi musei, nella sua cultura, nelle sue espressioni commerciali, una parte, anche se piccola, di quei milioni di passeggeri che utilizzeranno lo scalo per le proprie esigenze di mobilità.

Se sapremo essere catalizzatori di interessi allora l’aeroporto avrà un grande senso per il futuro. E sarà proprio attraverso la realizzazione di esso che si potranno finalmente concretizzare, quali opere propedeutiche allo scalo aereo, la ferrovia per Roma ed il completamento della Orte- Viterbo-Civitavecchia, riuscendo a dare anche in termini di occupazione, risposte serie e finalmente concrete.

Ma per ottenere questo risultato è necessario che la sinergia, come per la verità è stato sino ad ora, sia totale.

Le istituzioni a sostenere condivisione di impegni e soprattutto rapidità nelle procedure, gli imprenditori a fare la propria parte, la politica a non frapporre ostacoli.

La strada sembra ormai essere aperta e le ultime dichiarazioni, ma soprattutto le concrete azioni del ministro Matteoli, hanno dato ulteriore ottimismo ai sostenitori del terzo scalo del Lazio a Viterbo.
Ma ora non si deve perdere ulteriore tempo.

Aeroporto vuol dire ridisegnare coerentemente con questa scelta la nostra città, prevedere per essa una nuova e funzionale mobilità, predisporre infrastrutture di tipo ricettivo: insomma fare un salto di qualità in molti settori, da quello urbanistico a quello commerciale, da quello turistico a quello delle opere pubbliche.

Vuol dire ovviamente preservare l’ambiente, predisponendo tutti quegli idonei strumenti per la sua difesa a salvaguardia delle bellezze naturali di una Terra unica nel suo genere.

Tutti coloro che vogliono questa opera sono certamente impegnati anche su questo fronte, sapendo quanto Viterbo e la sua Provincia debbano tenere in massimo conto la custodia di un patrimonio naturalistico inestimabile.

Circa due mesi fa, in un incontro organizzato dalla locale Camera di commercio con i colleghi di Bergamo, alcuni imprenditori lombardi ci spiegarono che nei fine settimana molti londinesi, pagando soltanto poche sterline per il biglietto aereo, si recano nella loro città per fare “shopping”.

Arrivano la mattina, comprano, vanno a visitare Bergamo, rientrano ad Orio al Serio e la sera sono a casa.

Impensabile a Viterbo, città tra l’altro (mi si permetta) mille volte più bella e capace di offrire attrattive di gran lunga superiori?
Certamente no.

Basta volare alto e questa volta non con la fantasia.

Marcello Meroi

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