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Viterbo - Il corsivo di Severo Bruno
Marini scivola su pizze e cornetti
di Severo Bruno
Viterbo - 22 settembre 2008 - ore 0,30

Severo Bruno
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- Recentemente la cronaca si è dovuta interessare di cornetti, pizze e cibarie varie, sollecitata da un provvedimento della giunta studiato (poco), annunciato e poi ritirato per opportuni approfondimenti.

Mi riferisco alla trovata dell'assessore Muroni il quale, attuando a modo suo i poteri repressivi demandati al sindaco sceriffo, ha pensato bene di interpretarli con spirito innovativo, assicurando ai viterbesi un periodo notturno di astinenza alimentare.

Non entro nel merito della logica che traspare da quel provvedimento (non importa quel che si vieta, importante è vietare), ma lo registro come un altro segno preoccupante che conferma il precedente del divieto rivolto ai lavavetri.

E dire che sembravano promettenti segni di disgelo quelli relativi alla chiusura degli uffici comunali di via Fermi, già destinati al confino per quei dipendenti non graditi alla vecchia giunta, o la valorizzazione di alcune professionalità ai lavori pubblici, in precedenza allontanate.

Non si trattava, quindi, dell'inizio di un nuovo corso, ma soltanto dell'eliminazione di estremi di autoritarismo non più sostenibili, per cui dobbiamo prendere atto che l'attuale giunta continua nel solco dell'amministrazione di quella precedente, senza ricercare una effettiva discontinuità.

Sull'argomento debiti del Comune, si nota tuttavia una certa differenza: Marini non ci sta ad apparire un visionario e ribadisce che non appare esagerato gridare al fallimento, visto che ha trovato un debito fuori bilancio di circa tre milioni di euro.

Non parliamo, per carità, di responsabilità, ma certo al sindaco attuale non può muoversi alcuna accusa sull'origine del debito né sui mancati controlli né
sugli ordini di servizio trasmessi per via breve ecc.

Semmai a lui dovremmo richiedere ancora una volta maggiore chiarezza nella indicazione delle cause che hanno prodotto un simile disastro e dei metodi utilizzati per renderlo possibile e mantenerlo nascosto.

Ma per fare tutto questo, occorrerebbe prendere le distanze dall'esperienza precedente e rendere effettiva quella discontinuità che ancora non appare.

A proposito, non sarebbe male interpellare la ditta che ebbe il coraggio di premiare il bilancio del Comune per conoscere i metodi di indagine usati e quali persone e uffici fornirono i dati poi esaminati, anche per sapere se risponde a verità che i servizi furono inseriti, ma non il loro costo.

Severo Bruno

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