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Aspettando il 3 settembre - Angelo Russo racconta la sua Macchina
Sinfonia d'archi dal sogno alla realtà
di Angelo Russo
Viterbo - 16 agosto 2009 - ore 2,40

Angelo Russo
Sinfonia d'Archi
- Era il 29 gennaio del 1991. Un giornale locale titolava: "Suspense per un bozzetto". I favori del pronostico ai progetti di Russo, Fiorucci e Zucchi. Questa sera la decisione.

Era mezzanotte inoltrata quando un giovane giornalista, Carlo Galeotti, mi svegliò per darmi la notizia che Sinfonia d’Archi aveva battuto la concorrenza.

Fu una decisione unanime al termine di una lunga discussione.

Al secondo posto ex aequo i bozzetti di Ostelvio Celestini, di Fiorucci e della Palazzetti Valeri.

Il giorno dopo i titoli sui quotidiani proponevano, ognuno a suo modo, la lettura di quell’innovativo bozzetto: “Una macchina spettacolare – Influssi gotici in aggraziato stile moderno” (Il Messaggero); “Una sintesi tra tendenze innovative e continuità nella tradizione” (Corriere di Viterbo); “Colore e musica fusi in un gioiello” (Il Tempo).

Anche il quotidiano a carattere nazionale “l’Unità” dette la notizia.

L’autrice del pezzo, Rossella Battisti, tra l’altro scrisse: “Svetterà dall’alto di una trentina di metri la statua di S. Rosa a Viterbo, in cima a una struttura agilissima di archi e bifore che si inseguono.

A vincere il concorso per la progettazione e l’allestimento quinquennale della macchina è stato il bozzetto di Angelo Russo, un ricamo di linee a metà tra le architetture oniriche di Escher e la grafica di Moebius".

Nella relazione artistica consegnata al Comune a corredo dei disegni si legge: il capitello le scale, le colonne e gli archi.

Intorno a questi antichi elementi architettonici assemblati in sobria armonia, ruota la città di Viterbo. Le ultime “spicconate” sul moderno intonaco fanno risplendere i blocchi di pietra vissuti al tempo.

E’ questo lo scenario medioevale dove la piccola Rosa visse i suoi pochissimi anni, e immaginare la Santa tra le viuzze di San Pellegrino tra i chiaro scuri naturali di simile scenario, crea un’insieme di emozioni e suggestività.

Nell’idea per la progettazione della Macchina di Santa Rosa, questi elementi architettonici, abbandonano per un attimo la loro monumentale staticità e sulle solide colonne poggia una miriade di archi che intrecciandosi svettano decisamente verso l’alto dove la statua della Santa si appoggia con amorevole affetto.

Spicchi di cielo in passante trasparenza donano alla struttura parvenza di estrema leggerezza. Una scala sale verso l’infinito con alone mistico e deciso, e l’enorme capitello alla base fa capolino, tra una rispettosa fasciatura di lamelle sinuose.

Un occhio al passato e l’altro rivolto al futuro è il fulcro dell’idea, senza sottolineare elementi antichi o moderni, ma amalgamandoli in un gradevole continuum evolutivo.

L’idea di disegnare la Macchina di Santa Rosa nasce da lontano. Per chi come me, da bambino, è vissuto nel quartiere di Santa Maria in Poggio “La crocetta” la soddisfazione è doppia.

I giochi quotidiani intorno alla fontana a fuso dove Rosina fece il miracolo della “brocca risanata”, le stradine intorno alla sua casa e la chiesa dove inizialmente fu sepolta sono stati luoghi della mia pre-adolescenza.

Ma anche i luoghi dell’anima dove i ricordi, le emozioni e le riflessioni hanno dato un valore aggiunto alla creazione di Sinfonia d’Archi.


Un aneddoto

Nella fase della progettazione avrò gettato nel cestino una cinquantina di disegni. Ero stanco, non trovavo la chiave giusta. Sentivo sempre che mancava qualcosa e stavo per abbandonare.

All’amaro sapore di quella sconfitta personale che stava maturando venne in aiuto il mio sub conscio. Da psicologo di fede Junghiana trassi il massimo beneficio di creatività dall’attività onirica che come una mano invisibile mi tirò fuori dal guado stagnante dove ero, mio malgrado, ancorato.

Sognai una stele illuminata che veniva trasportata al Corso Italia da tanti uomini e aveva una caratteristica particolare: era tutta bucata.

Attraverso quei fori vedevo il cielo e le case dall’altra parte. Mi svegliai con quell’immagine stagliata nella mente, presi freneticamente un foglio e una matita e fissai quell’idea. Solo allo stato embrionale. Ma sentivo che la strada da seguire era quella: i vuoti, la trasparenza, il senso di leggerezza. Ci vollero ancora settimane, ma ormai Sinfonia d’Archi stava nascendo. Dal sogno alla realtà.

Angelo Russo


Staff di Sinfonia d’Archi

Ideatore: Angelo Russo
Costruttore: Vincenzo Battaglioni
Garante: Andrea Apollonj Ghetti
Progettisti della struttura: Ing. Alfredo Falaschi, Cesare Filippi.
Illuminazione: Aldo e Ugo Cornacchia

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