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Realizzata da Francesco Paolocci, raffigura San Bonaventura da Bagnoregio
Il Comune di Bagnoregio regalerà una scultura al Papa
Viterbo - 23 agosto 2009 - ore 18,45

La scultura di Francesco Paolocci che verrà donata al Papa
- Una scultura per il Papa dal Comune di Bagnoregio.

La scultura di Francesco Paolocci, raffigurante San Bonaventura da Bagnoregio, sarà il dono che il Comune di Bagnoregio, per mano del sindaco Francesco Bigiotti, consegnerà al Santo Padre durante la visita del 6 settembre.

Il Comune aveva già commissionato ai fratelli Paolocci, Francesco e Gaetano, il bassorilievo già consegnato a Sua Santità circa un anno fa in Vaticano.

In quell'occasione fu esteso per la prima volta l'invito al Santo Padre, per bocca del Vescovo Chiarinelli, di far visita a Bagnoregio, luogo natale di San Bonaventura.

Francesco Bigiotti si dice entusiasta della scultura che nei prossimi giorni sarà consegnata al Comune.
"E’ un’opera straordinariamente “viva” dalla quale traspare in modo evidente tutto il genio dei fratelli Paolocci e la loro grande capacità di dare un’anima anche agli oggetti inanimati".

L’opera ha già ottenuto apprezzamenti dal mondo culturale e artistico, come quello di Riccardo Cecchini, docente di Decorazione presso l’Accademia di Belle Arti “G.B.Cignaroli” di Verona, cultore del disegno dal vero e dell’architettura visionaria.


La riflessione di Riccardo Cecchini sulla scultura di Francesco Paolocci

Riesco a catturare, in questa breve riflessione, l’idea intensa e fuggevole di uno spazio rarefatto e profondo, in cui ogni forma favorisca lo sguardo che agevola il pensiero della Bellezza, che si nutre di verità e di conoscenza.

Immagino, in questo luogo mentale e spirituale, le tracce luminose costruite dall’esistenza di S.Bonaventura da Bagnoregio, che pongono la contemplazione e il cospetto dinnanzi all’Assoluto, nel sugello profetico del suo pensiero e della sua immensa speculazione filosofica e teologica.

È appena il caso che io rammenti qui la dimensione intellettuale e spirituale, nonché il Carisma che il Santo ha incarnato nel tempo della sua civiltà e della sua storia: proviene infatti dal suo profilo e dalla sua autorevolezza indiscussa la rivoluzionaria rivincita del neo-platonismo e del sensismo spirituale, in cui l’esaltazione e l’entusiasmo si raccolgono pur nello sguardo ispirato del Doctor Seraphicus.

Le limpide e sincroniche suggestioni di Plotino, di Sant'Agostino e di Avicenna, trovano, in tal caso, paragone e confronto con il magistero di Sant'Anselmo d’Aosta e della sua Ontologia.

La metamorfosi e la trasfigurazione dell’immagine corporale nella forma astratta, ancorchè umana, della rapita espressione di grazia, è scopo specifico dell’opera plastica che accompagna questo scritto.

Le linee purificate dell’anatomia del volto traghettano, così, le concrete e realistiche fattezze nell’aura concettuale della pura spiritualità platonica, Genius Loci dei tratti asettici e riassuntivi che quest’opera stessa propone.

Si incrociano, in questa occasione, i significati molteplici, che ascrivono, all’icona tridimensionale, attualità, progetto e destino, proprio attraverso l’espressione attonita, assorbita ed arsa dalla fonte cosmica, assoluta e senza tempo, che possiede l’autentico cuore degli uomini, anticipando la Sapientia Cordis alla Sapientia Mentis: questa immensità, può essere raccolta e racchiusa nel cavo della nostra mano.

Il volto stesso, appare esposto ad un vento di ingovernabile vigore, che travolge il mistico sentire e attrae ogni forza logica verso le ragioni prime e ultime degli archetipi di Verità e Bellezza.

L’Itinerarium Mentis in Deum ben individua la possibilità di cogliere queste emozioni e queste profetiche architetture della mente, che già sono deducibili dall’anima umana, che affronta, nel corpo caduco, il duro ed effimero percorso del tempo.

La verità oltre i nostri pensieri ed i nostri sentimenti coincide, allora, con la radiosa ed anche tumultuosa santità di un’Estasi plotiniana di colossale impatto, che tramuta la stessa esistenza nell’aerea sostanza di un’idea pura, che si colloca al di sopra della storia e dell’evoluzione di ogni tempo.

Se questo è il fascino e l’intendimento rappresentativo che ci avvicina al messaggio spirituale, estetico ed etico, di questa gigantesca figura mistica e speculativa, si giustificano e si asseverano, a mio avviso, i lineamenti, le forme e i segni dell’effigie proposta, al di là dell’acquisita iconografia a oggi fornita dalle Miniere della Tradizione.

La soluzione plastica che qui si impone è dunque frutto di queste vibrazioni e di questi insegnamenti, che vogliono, nell’arte, proporre un percorso ulteriore di adesione e di fede e che, nella luce agostiniana, sempre presente nelle visioni universali del santo, riassumono sentimento e ragione, logica e bellezza, nelle permanenze e nelle costanti dell’avventura umana di ogni tempo.

Riccardo Cecchini
Docente di Decorazione presso l’Accademia di Belle Arti “G.B.Cignaroli” di Verona

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