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Viterbo - E domani, 30 agosto, si continua con il tratto Soriano-Vitorchiano
Cento pellegrini in cammino sulle vie dell'esilio di S.Rosa
Viterbo - 29 agosto 2009 - ore 19,25

Antonello Ricci racconta
Un momento dell'imboscata
- E’ iniziata nel migliore dei modi la quinta edizione del “Cammino sulle vie dell’esilio di Santa Rosa” organizzata dall’associazione culturale Take Off presieduta da Silvio Cappelli.

Circa 100 persone, infatti, agevolate dal buon tempo, hanno colto al volo l’opportunità per ripercorrere gli antichi sentieri che collegano Viterbo a Soriano nel.

La rievocazione dell’esilio di Santa Rosa, avvenuto nel mese di dicembre del 1250 e attestato dalla fonte storica denominata “Vita I”, frammento membranaceo manoscritto risalente a pochi anni dopo la morte della nostra Santa Patrona avvenuta il 6 marzo 1251.

Un percorso naturalistico di rara bellezza tra boschi, sorgenti e castelli medioevali. Attraversando la “selva” dei monti Cimini definita dagli antichi romani come “Antemurale dell’Etruria”.

Lo storico Tito Livio la defini “…una boscaglia più impenetrabile e spaventosa delle foreste di Germania…”. E Santa Rosa la dovette attraversare, accompagnata dai suoi genitori Giovanni e Caterina, d’inverno per ordine del podestà di nomina imperiale. Boschi isolati abitati, fino a poche decine di anni fa, da bande di briganti senza scrupoli.

L’ultima, in ordine di tempo, è stata la “Banda del Crudo” che, proprio sui Monti Cimini, ha imperversato fino alla fine dell’Ottocento commettendo moltissimi reati gravi contro le persone. Immaginiamoci quante difficoltà incontrò Santa Rosa durante il suo esilio.

In questo contesto è stata rappresentata anche un imboscata a cura del Comitato Centro Storico di Viterbo.

Un percorso non solo difficile ma anche ricco di testimonianze materiali di civiltà: alcune antiche “pestarole”, le sorgenti dell’Acquaspasa e della Grillara e la chiesetta della santissima Trinità. Molto interessanti le informazioni, riguardanti la flora e la fauna dei Monti Cimini, fornite da Sabatino De Berardino, esperto in campo forestale, che ha accompagnato il gruppo di pellegrini durante tutto il percorso. Lo scrittore Antonello Ricci ha raccontato la storia viterbese, durante le pause della passeggiata, graditissima a tutti gli intervenuti.

E domani si continua con il tratto Soriano nel Cimino – Vitorchiano.


Imboscata

Imboscata contro i pellegrini in cammino sulle vie dell’esilio di santa Rosa.

E’ accaduto ieri, sabato 29 agosto, intorno alle ore 13 presso la sorgente Acquaspasa in territorio di Soriano nel Cimino, proprio sotto la maestosa Faggeta.

I partecipanti al percorso naturalistico all’arrivo dell’area delle sorgenti, prima di poter consumare un pasto fugace, sono rimasti meravigliati nel vedere una tenebrosa immagine: uno scheletro legato ad un albero con due frecce pennate di rosso piantate tra le costole. A tal punto si sono chiesti che cosa rappresentava.

Dal bosco è emersa la figura di un individuo coperto da un mantello e armato con arco e frecce. Egli ha subito intimato ai pellegrini di dare un balzello per avere salva la vita e poter proseguire nel cammino.

Alla reazione stupita un suono di corno fa piombare su di loro una dozzina di individui che con armi e sacchi li ha derubati brutalmente dei viveri e dei loro averi.

Per perpetrare l’atto criminoso gli energumeni hanno approfittato della stanchezza dei camminatori sfiancati dopo una ripida salita fatta tutta di un fiato ai confini dei territori di Viterbo e Soriano nel Cimino.

Gli assalitori potrebbero aver dormito all’addiaccio sul luogo del misfatto in attesa di entrare in azione. Nessuno, infatti, ha notato movimenti strani durante il percorso.


Descrizione dell'atto

Secondo le prime testimonianze, sulla base della pronuncia e degli abiti che indossavano, i malviventi potrebbero essere l’incarnazione di fuorilegge, mendicanti emarginati, eretici, vagabondi e streghe reietti del medioevo.

Qualcuno ha anche ipotizzato il coinvolgimento, dall’aldilà, del famoso brigante medioevale Ghino di Tacco. Altri testimoni, invece, interrogati a lungo dalle forze dell’ordine, sostengono si tratti di elementi facenti parte della Banda del Crudo che ha terrorizzato i boschi sorianesi fino al secolo scorso.

Un’arte antica, quella del brigantaggio, allo stato puro e primordiale: rubare, rapinare e portare via la roba degli altri.

Tra le piste percorse dagli investigatori anche quella della ritorsione verso un partecipante tedesco, riconosciuto come discendente dell’imperatore Federico II di Svevia, infiltrato tra i pellegrini per ottenere informazioni importanti circa i movimenti di alcuni pellegrini guelfi. Ma alla fine c’è anche chi sostiene, mantenendo un ferreo anonimato, di aver visto mangiare e bere tutti con grande divertimento, in cui i malviventi hanno addirittura offerto vino da una fiasca.

Non sono quindi veri briganti, né oltremodo malfattori che cercano di sfuggire alla caccia delle soldataglie coloro che hanno attuato questa efferata caccia… ma personaggi usciti da un tempo ormai dimenticato. E’ un salto nel tempo… una riambientazione della vita nei boschi nel secolo XIII.

E’ certamente uno scherzo, fatto per ricordare gli eventi del passato. Un passato ricco di storie e di personaggi che pur non famosi hanno caratterizzato il mondo antico.

L’impersonificazione di tali personaggi è stata curata dai figuranti de “La Contesa” del comitato Centro storico di Viterbo, la rievocazione storica che avviene, come da tradizione, nel giorno del 2 settembre in piazza del Duomo, alle 21,30.

In tale evento si ricorda l’assedio alla città di Viterbo da parte delle milizie dell’Imperatore Federico II, al tempo di s. Rosa che si concluse il 10 novembre del 1243.

Oltre al fatto storico, l’insieme delle coreografie esprime in allegoria la vita mondana e la figura della santa giovinetta che intervenne tra i suoi concittadini a sedare ogni rivalità e ad attuare il messaggio d’amore cristiano.

Tutto questo sta a testimoniare che il nostro ambiente è fatto non solo di case e splendidi paesaggi, come la Selva Cimina era famosa per la sua impenetrabilità, ma anche di uomini, donne e bambini.

Si conoscono solo i grandi personaggi che hanno lasciato il loro nome nel segno della storia; in realtà le persone umili sono quelle che hanno permesso a noi, loro eredi, di avere questo splendido patrimonio che è la Terra di Tuscia.

Abbiamo quindi il dovere di conservare e far conoscere alle nuove generazioni la ricchezza di quanto ci circonda, sia attraverso lo studio diretto e sia nel solleticare la curiosità con la rappresentazione di quadri storici.

I testi e la conduzione delle sequenze storiche sono ideati e curati da Giancarlo Bruti, in arte “araldo” e “Maestro di Piazza” ne “La Contesa”.

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