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A Roma, alla Libreria Rinascita - Sabato 25 aprile
In scena "Sottoassedio" di Antonello Ricci
Viterbo - 20 aprile 2009 - ore 20,00

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Sarà rappresentato dal gruppo teatrale "Volgiti che fai" sabato 25 aprile, alle 17.30 alla Libreria rinascita a Roma (Largo Agosta 36) "Sottoassedio", testo e regia di Antonello Ricci.

L'ingresso è libero.


Trama

Italia 1921-22. Una delle pagine più tragiche nella storia del nostro Paese. Anni di guerra civile vera e propria. Potremmo essere ovunque. Siamo a Viterbo. Dal coro appassionato del popolo viterbese, uomini e donne anonimi e senza volto, mani di pietra e un cuore da leone, si fanno avanti alcuni personaggi.

Un ragazzino diventato uomo in uno scontro di piazza. Un giovane che si congeda dalla vita quasi senza rendersene conto, tradito dagli amici, arrogante e coraggioso fino all'ultimo. Un vecchio condannato per un omicidio mai commesso: come il marinaio di Coleridge, egli è rimasto prigioniero dei propri ricordi, ogni sera va dal prete e gli racconta di quell'ingiustizia subita ai tempi del fascio.

Due madri impietrite dal dolore. Ciascuna un figlio ammazzato. La prima, straniera e aristocratica, è annichilita dall'orrore per una violenza tutta locale, totalmente incomprensibile ai suoi occhi.

L'altra invece, testarda popolana vitorbese, nei giorni del dilagante conformismo in camicia nera saprà dare il commovente esempio d'una Resistenza declinata al femminile. Infine, una lapide-simbolo che, divenuta meta di pellegrinaggi politicamente imbarazzanti, sarà rimossa per volere dei gerarchi locali.

Difesa da alcune donne viterbesi con le unghie e un disperato orgoglio di classe, tornerà al suo posto nei giorni della Liberazione?

Nato da scrupolose ricerche d'archivio, Sottoassedio porta in scena e indaga sentimenti e risentimenti, affetti ed effetti, odi e rancori di parte accesi e moltiplicati dalla violenza dello squadrismo fascista nella insanguinata stagione che precedette la marcia su Roma e l'avvento del regime.

Il testo, di Antonello Ricci, si basa sulla meticolosa ricostruzione e su una interpretazione storiograficamente rigorosa dei cosiddetti "fatti di Viterbo".

A partire dal vaglio sincero e spassionato di tutte le fonti disponibili (dagli atti processuali alle carte di polizia, dagli articoli di giornale alle foto d'epoca, dai memoriali scritti alle testimonianze orali) e attraverso la messinscena della sua folla di personaggi "inventati dal vero" Sottoassedio rievoca nel linguaggio del dramma (fatto di parola detta - a volte, perché no?, parola dialettale - ma anche di gesti e silenzi, di rulli di tamburo e versi improvvisati, di canzonette e cori) alcuni gravi episodi di violenza politica accaduti a Viterbo tra la primavera 1921 e l'estate 1922. Nella convinzione che rivivere teatralmente certe vicende o, se si preferisce, certi incubi, come in ogni psicodramma che si rispetti, sia il primo passo necessario per una buona terapia. Ma qui il discorso si farebbe lungo.

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