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Viterbo - Lettere - Scrive Daniele Vita
"Mammagialla, non solo un carcere"
Viterbo - 21 aprile 2009 - ore 17,30

Riceviamo e pubblichiamo - La città di Viterbo è conosciuta dal turista per le fontane, il quartiere medioevale e la macchina di Santa Rosa.

A Viterbo in una strada anonima risiedono circa 600 “turisti” in modo più o meno permanente.

Sono gli abitanti della Casa Circondariale di Viterbo.

Il penitenziario, conosciuto anche come Mammagialla, rappresenta anche un confine della città, l’estrema periferia prima della campagna e della zona archeologica di Ferento.

Tutti i viterbesi sanno di Mammagialla, sanno più o meno localizzarla, sanno che all’interno vi abita qualche pezzo grosso.

Ma non sanno che 400 persone lavorano all’interno, le associazioni di volontariato operano nell’assoluta invisibilità, pochissimi sono gli autobus che arrivano fino alla strada San Salvatore.

Nel carcere di Viterbo le attività sociali e culturali si realizzano con fatica. Una di queste è laboratorio teatrale.

Sono stato chiamato a documentare l’attività.

Il primo passo dell’ingresso in un carcere mi ha sempre dato una strana sensazione, in quello della mia città per prima cosa ho visto blocchi di cemento in piena campagna, cortili arredati da opere d’arte di difficile comprensione, si è rivelato ai miei occhi nel rigore più assoluto.

L’attesa dell’ingresso, consapevole di essere persona poco gradita, di essere in un luogo aperto a pochi, vissuta con la speranza di fare un buon lavoro per poi portarlo all’esterno e sperare di far riflettere su una tematica sempre poco discussa.

Sono stato quattro volte in quel nonluogo, tempi serratissimi, gli attori avevano a disposizione solo il tempo strettamente necessario per le prove, un saluto veloce alla regista Mariella Sto e agli operatori di Arci Solidarietà Viterbo e Gavac e poi subito a provare fino allo stop e poi di nuovo ai piani alti, le celle.

Da soli dieci minuti nascono le gigantografie dei ritratti, dalle prove e dallo spettacolo, le 10 foto esposte nella mostra "Strada S.Salvatore 14 b: tante storie, un racconto".

L'esposizione sarà inaugurata mercoledì 22 aprile, alle 17.30, all'ex Chiesa di San Carluccio e proseguirà fino al 26 aprile.

Vorrei ringraziare in primo luogo gli attori e poi tutte le persone che hanno creduto al progetto, l’Arci Solidarietà Viterbo, in particolare Sara Bauli, Alessandra Capo e Simonetta Brighi, il Gavac, Claudio Mariani e Cristiana Cardinali, Mariella Sto del Teatro degli Incerti che ha subito la presenza del mio obiettivo.

Daniele Vita

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