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Viterbo - Il discorso del presidente Alessandro Mazzoli alla cerimonia del 25 aprile
"La resistenza è fondamento della nostra passione per la libertà"
Viterbo - 25 aprile 2009 - ore 13,00

Riceviamo e pubblichiamo
- Gentili autorità, signor prefetto, onorevoli parlamentari nazionali e regionali, signor sindaco di Viterbo, sua eccellenza il vescovo, sindaci, associazioni combattentistiche, cittadini, il 25 aprile di 64 anni fa si compì la liberazione e la riunificazione della nostra Patria. Furono tanti i giovani e gli italiani che diedero la vita per la libertà di tutti, anche di chi li combatteva.

La memoria dei sacrifici e delle lotte della resistenza è fondamento della nostra passione per la libertà.

Noi non dimentichiamo nessuno di coloro che furono protagonisti della lotta per la libertà di tutti gli italiani dal fascismo e dal nazismo. Ci fu la resistenza degli operai, esplosa negli scioperi di massa nel marzo del ’43 a Torino, Milano, Genova e in altre città prima della caduta della dittatura. Ci fu la resistenza dei militari che, dopo l’8 settembre del ’43, nello smarrimento delle istituzioni trovarono nel loro cuore le radici di un orgoglioso amor di patria, che li spinse all’azione.

Molte migliaia caddero con le armi in pugno o vennero trucidati dai nazisti. Non dimentichiamo i civili, che si unirono a loro per la difesa delle loro città e si batterono per cacciare le forze di occupazione.

Non dimentichiamo la resistenza delle centinaia di migliaia di militari deportati, che preferirono una durissima prigionia che costò la vita a tanti di loro, al ritorno in Italia al servizio della dittatura.

Ci fu la resistenza popolare che si manifestò spontanea e la resistenza armata, che nacque come scelta di popolo che si organizzò in unità partigiane combattenti e dialogò nelle città, nelle pianure, nelle montagne, fino alla riconquista, nell’aprile del ’45, delle grandi città del nord Italia, prima ancora della resa dell’esercito nazista.

E non possiamo dimenticare l’attività di resistenza che si svolse qui, a Viterbo, e nel territorio provinciale. In questa terra di forti tradizioni antifasciste, duramente represse negli anni del regime, sul finire degli anni ’30 prendono avvio esperienze, iniziative e vere azioni di resistenza che hanno diversi protagonisti. Dal professor Mariano Buratti al giovane tipografo Sauro Sorbini. Dal gruppo comunista di Fernando Biferali ai repubblicani che si ritrovarono intorno a Duilio Mainella e ad Achille Battaglia.

L’ha detto in questi giorni il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: la resistenza fu lotta di popolo sottoposto a sofferenze e atroci crudeltà, ma capace di mostrare grande solidarietà. La resistenza fu una straordinaria prova di riscatto civile e patriottico del popolo italiano e quindi non può appartenere a una sola parte. Ecco perché il 25 aprile è la festa dell’Italia libera e unita. Ecco perché è la festa di tutti gli italiani e che ognuno deve sentire come momento alto per affermare e condividere con gli altri la propria condizione di cittadino libero.

Chi è stato artefice e protagonista della resistenza, in questi decenni ha sentito su di se la responsabilità di richiamare tutte le generazioni di italiani a vigilare affinché libertà e democrazia non fossero considerate come fatti scontati. Ci hanno insegnato il valore e il senso delle istituzioni.

Ci hanno esortato a non banalizzare i discorsi sulla costituzione, sulle regole e sulla legalità. Questo è stato il senso di una vita come quella di Biagio Gionfra, partigiano a 18 anni, protagonista della liberazione dell’Italia, e poi sempre e costantemente impegnato a spiegare e a raccontare ciò che è realmente accaduto, quali sono stati i pensieri, le ansie, le paure e le aspirazioni di riscatto di quelle generazioni di italiani.

Biagio Gionfra, che è stato presidente provinciale dell’Anpi, ci ha lasciato poche settimane fa e fino all’ultimo dei suoi giorni ha svolto egregiamente questa missione.

Era un italiano, orgoglioso di esserlo, tenace, appassionato, generoso. Ci mancherà.

Fu la tempra di quei ragazzi, l’orgoglio di un’Italia piegata dalla dittatura e dalla guerra, a ritessere la tela dei valori fondamentali su cui edificare una Repubblica democratica. Fu quella spinta di popolo che portò a realizzare la Costituzione che è, ancora oggi, fra le più avanzate del mondo.

Certo è legittimo porsi il problema se sia opportuno e utile apportare modifiche o innovazioni alla seconda parte della nostra Carta Costituzionale sviluppando un confronto serio con uno sforzo sincero di realismo e di saggezza. Ma prima di questo tutti dovremmo sentire il dovere di difendere la Costituzione. Che significa difendere quel patrimonio di valori che hanno reso e rendono forte la nostra democrazia. Quei valori che sono la nostra identità nazionale di paese libero, aperto e moderno.

In fondo questo è il significato profondo delle giornate della memoria che noi celebriamo: occasioni per ricordare a tutti e in particolare ai più giovani i valori ispiratori di quelle libertà che i cittadini di oggi hanno il privilegio di vivere e il dovere di custodire. Ai giovani di oggi, cresciuti in un’Italia libera, in un’Europa pacifica e unita, diciamo: non dimenticate mai gli ideali che ispirarono coloro che diedero la vita per voi e per noi tutti.

Il ricordo di quei giorni ci fa guardare con fiducia al nostro futuro; ci fa sentire il dovere di essere uniti tutti nell’amore per l’Italia e per l’Europa. Uniti nell’orgoglio delle nostre grandi tradizioni di civiltà, uniti nell’impegno al progresso e alla pace di tutti i popoli. Viva la resistenza, viva l’Italia.

Alessandro Mazzoli



DI SEGUITO, IL PROGRAMMA DELLA GIORNATA

9,30: deposizione della corona d'alloro alla lapide della Medaglia d'oro al valor militare, capitano Paolo Braccini, alla Scuola sottufficiali dell'Esercito

10: piazza San Sisto: concentramento delle rappresentanze dei Comuni, delle associazioni combattentistiche, d'arma e patriottiche, dei partiti e dei sindacati

10,10: partenza del corteo verso piazza dei Caduti, dopo aver sostato al liceo classico di via Tommaso Carletti per la deposizione della corona d'alloro alla lapide della Medaglia d'oro al valor militare, professor Mariano Buratti

10,30: deposizione di una corona d'alloro al sacello dei Caduti e alla lapide dei Caduti partigiani

11,00: momento di preghiera e saluto dei rappresentanti istituzionali

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