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Viterbo - Il discorso dell'assessore comunale Giovanni Arena alla cerimonia del 25 aprile
"Oggi è la festa di tutti gli italiani"
Viterbo - 25 aprile 2009 - ore 18,20

L'assessore Giovanni Arena alla cerimonia del 25 aprile
Riceviamo e pubblichiamo il discorso dell'assessore Arena in occasione della festa della liberazione - Oggi, 64esimo anniversario della liberazione, è la festa di tutti gli italiani.

Voglio sottolinearlo con le parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano all'inizio del suo mandato: “Ci si può ritrovare – ha detto – senza riaprire le ferite del passato, nel rispetto di tutte le vittime e nell’omaggio non rituale alla liberazione dal nazifascismo come riconquista dell’Indipendenza e della dignità della patria”.

Non riaprire le ferite del passato, certo, non è semplice per chi, oggi ancora tra noi, ha vissuto momenti terribili, momenti che però vanno riconsiderati come memoria collettiva e non come divisione e rancore. Un monito, per farne, sebbene dolorosa, un’esperienza che ci aiuti a essere oggi sempre più uniti nell’affermazione di valori universali e imprescindibili quali la democrazia, l’eguaglianza, la libertà.

Desidero ricordare, in questo anniversario, un personaggio da poco scomparso: il presidente dell’Associazione Partigiani di Viterbo Biagio Gionfra.

Sono sicuro che oggi, con lo spirito, tutti ne sentiamo la presenza, la forza con cui quest'uomo ha portato avanti quei valori, con una straordinaria passione civile che non lo ha mai abbandonato.

Voglio ripeterlo: questi valori, quelli di Gionfra, quelli di tutti noi, non sono di questa o quella parte politica. Sono universali. Sono patrimonio di tutti.

Il mio invito, in questo giorno tanto importante, va soprattutto ai giovani, perché si impegnino sempre di più a operare uniti, nell’obiettivo di contrastare i nuovi autoritarismi e i nuovi integralismi.

Molti di loro, spesso, non si sentono coinvolti sul piano emotivo, poiché non hanno vissuto quei momenti e non ne hanno assorbito il significato profondo.

E’ a loro, invece, che va diretto con forza il messaggio che la feste del 25 aprile è la festa della liberazione e ci riguarda, tutti, da vicino: liberi da una dittatura, libera da un’occupazione straniera e, quindi, da allora fino ad oggi, liberi di esprimerci, liberi di circolare, liberi di scegliere e pertanto anche responsabili di quanto facciamo, responsabili di ogni nostra azione.

Libertà e responsabilità: ecco le due parole chiave alla base di una convivenza democratica e civile, che non vanno disgiunte l’una dall’altra ma, anzi, devono camminare insieme.

La libertà è la base per il riconoscimento della dignità e delle capacità delle persone, ma se lasciata sola, può sconfinare ben presto nell’egoismo e nella prevaricazione.

Ecco allora la necessità di esaltare l’altra componete umana altrettanto decisiva, la responsabilità.

Essa nasce dalla coscienza, si nutre della morale ed è pronta ad imporsi autonomamente limiti e obblighi.

Se la libertà è il territorio in cui ci muoviamo, la responsabilità è il tracciato di strade, o se si vuole, anche il suo perimetro o confine.

Il senso di responsabilità è il frutto di un lungo lavoro fatto di azione educativa e di sviluppo della crescita culturale.

Questa azione educativa inizia in famiglia ed è compito della famiglia, ma il primo luogo dove la vita di un bambino, di un uomo, si apre all’esterno per la prima volta è la scuola, in cui, partendo dalla conoscenza, si insegnano ai giovani i valori della democrazia, della legalità, educandoli al concetto che senza tutto ciò non esistono giustizia, benessere, sviluppo.

Ecco allora che le istituzioni, la scuola, le famiglie, devono impegnarsi per non lasciare spazio all’indifferenza, alla trascuratezza, alla furbizia, alla logica del privilegio, per rifondare e mantenere la cultura della legalità, il senso della responsabilità, perché i principi di libertà, giustizia e uguaglianza siano punti fermi nelle scelte politiche e nella nostra quotidianità.

La resistenza e la liberazione sono ancora attuali, non perché ci si debba liberare da una dittatura, ma perché dobbiamo liberarci e combattere il disinteresse, il disimpegno, l’indifferenza e lavorare sul piano della conoscenza e della formazione civica, della maturazione.

E’ solo così che davvero celebreremo questo giorno, il 25 aprile.

Tutti vogliamo costruire un paese unito e coeso, coltivando la memoria per non ripetere gli errori del passato.

Un mondo di pace, di tolleranza e di integrazione, di confronto e di scambio di civiltà, nel rispetto delle regole e dei doveri.
Grazie a chi, 64 anni fa, ci ha offerto questa opportunità. Non perdiamola.

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