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Viterbo - I capidistretto replicano all'associazione Promontibus
"Selezione scientifica e solo dei caprioli"
Viterbo - 2 aprile 2009 - ore 1,40

Riceviamo e pubblichiamo - Con ogni rispetto verso il signor Antonini, del quale in tanti abbiamo apprezzato le foto realizzate nell’ambiente della Riserva di Monte Rufeno e negli immediati dintorni, spesso raccolte in splendidi calendari, siamo costretti a smentire in maniera netta i “dati” che deve aver personalmente stimato ovvero interpretato secondo la propria sensibilità.

Cercando di andare con ordine.

Si afferma che i censimenti svolti manchino di ogni logica, e che hanno portato ad una sovrastima della popolazione di caprioli e daini nel territorio.

Su questo punto, i fatti sono che i censimenti vengono svolti sotto la direzione degli organi preposti, e coordinati da tecnici faunistici della Università di Viterbo, oltre a seguire pedissequamente le indicazioni dell’ex istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (oggi ha cambiato nome, ma poco rileva).

I criteri dei censimenti in atto seguono criteri assolutamente scientifici. Non altrettanto i dati forniti dall’Associazione Promontibus.

Affermare che prima degli abbattimenti appena conclusi esistevano nella valle del Paglia – territorio del comune di Acquapendente – circa 250/300 capi di questi ungulati, stima considerata per eccesso, è un dato che non ha alcun tipo di riscontro, se non ancora una volta la sensibilità di chi lo afferma.

Vale la pena di ricordare che in nessun modo può essere considerata scientificamente accettabile una stima svolta da uno o pochi soggetti senza contemporaneità di un numero importante e contiguo di osservatori; pare quindi problematico affidare alla sensibilità di pochi una valenza probante.

Peraltro, la zona indicata è in parte su un distretto (Vt1.1) ed in parte su un altro (Vt1.2): diventa quindi ulteriormente complesso confrontare i dati pubblicati con quelli reali, certamente molto superiori e che riteniamo senza possibilità di smentita ben oltre le “stime completamente diverse” che segnalavano circa 600/800 capi.

Da questo punto di vista, dati non ancora completi stante il fatto che l’esercizio scientifico dei censimenti non è concluso, indicano nell’intero comprensorio dei due distretti aquesiani (Acquapendente, Torre Alfina, Trevinano e Proceno), con i soli censimenti a vista, numeri ben superiori a quelli indicati nell’articolo di densità della popolazione. Dopo gli abbattimenti, si badi bene!

Ma proprio rispetto a questi, va rilevato che siamo ulteriormente costretti a contraddire, dati alla mano, l’associazione Promontibus, che purtroppo deve essersi avvalsa di fonti non informate (ci chieda pure i dati reali, non abbiamo nulla da nascondere!): sono stati abbattutti circa 100 caprioli e nessun daino (la specie non era inclusa nel piano di prelievo) rispetto ai 153 autorizzati dall’INFS.

Non certo per mancanza di occasione di tiro, bensì per la serietà insita nella gestione della specie attraverso la caccia di selezione.

Ogni selecontrollore ha assegnato un capo preciso, per sesso ed età; chi non ha avuto le occasioni corrette, o anche chi era solo nel dubbio, ha saputo serenamente e senza sforzo rinunciare al proprio istinto venatorio, nella consapevolezza e convinzione che il selecontrollore svolge un compito di miglioramento strutturale della specie, con tutti i criteri scientifici insiti anche nella “cultura” della caccia di selezione che, ad Acquapendente, ha trovato i primi spari dopo circa 10 anni di attività preparatorie svolte sul campo, in silenzio e senza chiedere nulla in cambio.

Forse, chi attacca questa disciplina, avrebbe il dovere di conoscerla in via preventiva ed approfondita, ragionando attentamente proprio sul termine testè utilizzato: cultura.

Rigettiamo quindi ogni ipotesi o – ci si passi il termine – illazione provocatoria, che si sia dimezzata la popolazione di daini (?) e caprioli nella valle del Paglia!

Sempre perché “tirati per la giacchetta”, dobbiamo anche specificare che le associazioni ambientaliste sono state ufficialmente invitate in maniera formale a livello provinciale, così come gli enti deputati al controllo.

Avevamo già deciso che avrebbero accompagnato, parliamo degli ambientalisti, proprio i capo distretto, in modo da vivere dal di dentro le attività in corso; sarà stato il tempaccio….li aspettiamo la prossima volta!

Quanto al fatto che i capi abbattuti siano presi dai cacciatori, “che quindi se la cantano e se la suonano”, sfugge oggettivamente il senso della accusa: i caprioli sono prede alla stregua di un tordo o di un cinghiale, con la differenza che vengono cacciati secondo il massimo della verifica tecnica preventiva conosciuta.

Se invece si allude alle modalità di controllo, ogni capo abbattuto è fotografato e verificato rispetto alle assegnazioni e attraverso criteri scientifici, quali il più scientificamente certo che è la verifica della dentatura. Anche in questo caso, il “concerto casalingo” dei cacciatori appare una pretestuosa accusa destituita di ogni fondamento.

Proseguendo, non risulta siano risarciti danni da caprioli, ma stavolta potrebbe essere disinformato chi scrive; non ci si può esimere da due osservazioni.

La prima, è che chi si occupa di danni dispone di tutte le competenze necessarie, inclusa la componente ambientalista.

La seconda, è che il capriolo fa danni (fotografando qua le là potrà verificare il ritardo e la difformità della ricrescita dei cedui, così come i danni ad oliveti o altre piantagioni da reddito) ma vengono cacciati semplicemente in quanto specie cacciabile, per di più con il massimo del criterio scientifico sottostante per mantenere la “curva di crescita” della popolazione nel massimo dell’equilibrio e della sanità, certamente tenendo conto della densità agro forestale sostenibile.

Nel ribadire che i distretti aquesiani di gestione dei cervidi saranno felici di accogliere ambientalisti nel corso delle loro attività nella convinzione che la trasparenza sia un bene irrinunciabile, riteniamo di aver fornito un doveroso contributo alla verità reale; speriamo che le verità di parte si interrompano in quanto non portatrici di contributi.

Non neghiamo, sarà l’istinto primordiale che ci guida a vivere davvero monti e boschi, che alcune foto che stanno nei calendari delle nostre case, avevano oggi una luce diversa; abbiamo preferito guardare le foto fatte durante i censimenti!

Stefano Cesaretti – capo distretto vt1.1
Mauro Bavero – capo distretto vt1.2

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